Feto sepolto, verso l'accusa di omicidio

Lunedì 14 Dicembre 2015
Feto sepolto, verso l'accusa di omicidio
Sono almeno una decina le profonde ferite da arma da taglio scoperte dal medico legale Antonello Cirnelli sul feto (era una bimba) rinvenuto dai carabinieri lo scorso 19 novembre, sepolto in un campo a Trebaseleghe.
L'inatteso risultato dell'autopsia è già stato trasmesso sia alla Procura per i minorenni di Venezia (la quale si occupa della diciassettenne padovana che lo ha partorito), sia alla Procura di Padova che indaga sul fidanzato diciottenne della ragazza, e sta cercando di identificare eventuali altre persone coinvolte. Quelle ferite, definite efferate, potrebbero essere state procurate con un coltello, ma anche con una forbice. Nel corso dell'autopsia sono stati prelevati gli organi interni, al fine di eseguire ulteriori esami per cercare di capire se dopo il parto il feto fosse ancora vivo e se siano stati i fendenti inferti ad ucciderlo. Per definirne l'età (presumibilmente superiore ai sei mesi) sono state effettuate alcune radiografie. La questione è di grande importanza: nel caso di una bimba già formata, infatti, ci si troverebbe di fronte non più ad un procurato aborto, ma ad un caso di infanticidio.
Nel frattempo la mamma della diciassettenne (di cui omettiamo ogni riferimento per impedire che venga identificata, in quanto minorenne) ha assicurato alla figlia tutto il suo sostegno e appoggio. E la figlia l'ha ringraziata su Facebook: «Nella vita per capire bisogna sbagliare, ed ho capito già da tempo quanto sei preziosa», ha scritto.
La sera del 18 novembre la ragazza, accompagnata dal fidanzato, si presentò al pronto soccorso dell'ospedale di Camposampiero accusando dolori addominali: i medici rilevarono un'emorragia in atto, conseguente ad un'estrazione di placenta che ricondussero ad un parto casalingo avvenuto poco prima. Per questo motivo avvisarono immediatamente i carabinieri della Compagnia di Cittadella.
Il giorno precedente la diciassettenne aveva chiesto ad un'amica maggiorenne di Piombino Dese di prestarle la tessera sanitaria ed è con questo documento si è presentata al pronto soccorso. Ma i carabinieri hanno accertato che la proprietaria della tessera si trovava a casa: a questo punto la diciassettenne, ha confessato, raccontando di avere avuto un aborto spontaneo in bagno e, dopo essersi accorta che il feto non respirava, di averlo seppellito in un campo a 300 metri dalla sua abitazione, con l'aiuto del fidanzato. Il feto è stato poi recuperato dai carabinieri.
Ulteriori particolari sono stati forniti dal diciottenne, residente a Zero Branco in provincia di Treviso: il ragazzo ha spiegato che nelle settimane precedenti era riuscito a procurarsi un farmaco per procurare l'aborto, grazie all'aiuto di un medico di Milano. Tracce di quel farmaco sono state trovate nel sangue della fidanzata. Il risultato dell'autopsia apre però nuovi scenari: chi ha inferto quelle ferite? E la morte del feto è stata conseguenza di quei colpi?
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