Fatture false e truffa all'Unicredit: la prescrizione assolve 9 imputati

Giovedì 19 Aprile 2018
LA MAXI-INCHIESTA
BELLUNO Anche l'ostico reato di associazione per delinquere è riuscito a finire in prescrizione, nonostante richieda 8 anni e 9 mesi. Anni di indagini e di costi pesantissimi per le casse pubbliche, sono finiti ieri in una bolla di sapone. Non doversi procedere per intervenuta prescrizione è stato il verdetto del tribunale presieduto da Antonella Coniglio.
Alla sbarra c'erano nove imputati: Albertini Alessandro, 57enne di Perugia, Claudio Biagi, 69enne di Roma, Italo Calvi, 52enne di Belluno, Arturo Ceccherini, avvocato romano di 70 anni, Antonio Di Vincenzo, romano di 52 anni, l'alpagoto Ivan Genoria, 52 anni, Francesco Giovanni Ilardo, 79 anni catanese, Massimo Piaia, 47enne di Auronzo, e Claudio Ranzato, 46 anni di Piove di Sacco. Numerosi i legali per la difesa: oltre a Manola Lise, Mariangela Sommacal, lo studio Antonio Prade.
I fatti risalgono al 2006. Gli imputati erano accusati a vario titolo di aver costituito società cartiere, per ottenere liquidità dalle banche, truffandole. Chi emetteva la fattura (la cartiera) andava a debito d'Iva e chi la riceveva andava a credito: la merce non esisteva, come i capannoni e i dipendenti. Secondo l'ipotesi accusatoria la mente era Ivan Genoria cui si riconducono le società ritenute fittizie. L'avvocato Ceccherini era l'amministratore e il Calvi intratteneva i rapporti con le banche. Il capo di imputazione parlava di associazione per delinquere finalizzata a false fatturazione e reati fiscali. Un processo nato dall'operazione madre, definita Re Mida, che venne portata avanti dalla Guardia di Finanza di Belluno.
Secondo le indagini, il presunto giro di fatturazioni false si compì attraverso la creazione di una serie di società, poco meno di una trentina fra Italia e estero operanti nel settore immobiliare, nell'occhialeria e nell'abbigliamento. Le contestazioni riguardano in particolare una ventina di fatture per importi che vanno dal milione ai quattro milioni di euro. Gli imputati hanno sempre respinto ogni addebito, contestando le accuse di evasione ed elusione fiscale. Unicredit di Roma si era costituita parte civile.
Il processo si trascinava da anni tra una serie di difficoltà soprattutto nel rintracciare i testi. Già, perché uno era morto, un altro era irreperibile, un terzo si era presentato ma, dopo dieci anni, non ricordava nulla. Difficile dargli torto.
L.M.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci