Dopo trent'anni Ranon lascia «un'Appia solida»

Martedì 26 Settembre 2017
IL COMMIATO
BELLUNO - Gli ultimi giorni del direttore. Da lunedì prossimo, l'Appia Cna avrà un nuovo direttore. Maurizio Ranon, invece, sarà ufficialmente un pensionato. Il passaggio di consegne con il nuovo direttore, Giuseppe Da Rold, è di fatto già avvenuto. E la continuità sarà assicurata, visto che Da Rold è da tempo il vice direttore. Eppure, non sarà semplice sostituire Ranon. Gli uffici dell'associazione artigiana lo sanno bene, dato che vedono il pensionando direttore da trent'anni esatti. E trent'anni «non sono propriamente acqua fresca» dice Ranon. Già, non sono acqua fresca. Tre decadi in cui è successo di tutto: sia a livello economico che a livello di società bellunese. Trent'anni in cui è cambiata anche la stessa Appia Cna. «Ho cominciato nel 1987, chiamato da Mario Viel per gestire un'associazione che all'epoca aveva bisogno di ricostruire e di reinventarsi - racconta Ranon -. Nel 1987 non c'erano né un segretario né un vice. Sono entrato negli uffici che erano vuoti e mi sono messo a fare quello che mi era stato chiesto: inventare nuovi rapporti e recuperare i rapporti con l'esterno, che si erano fatti difficili. Diciamo che nel corso degli anni l'Appia è riuscita a ricostruire servizi e attività per le imprese. E anche a riprendere il ruolo di rappresentanza costruttiva che ha sempre avuto. Grazie all'impegno dei collaboratori, siamo riusciti a mantenere alta l'attenzione sulle aziende e sul territorio». Imprese e territorio: come sono cambiati negli ultimi trent'anni? «Si è modificato moltissimo il tessuto economico. Abbiamo avuto anni di grande fermento, poi un periodo di stasi e infine la grande crisi del 2008, da cui dobbiamo ancora uscire del tutto. Soprattutto in quest'ultimo periodo sono cambiate moltissime cose». Com'è la situazione al momento? «Pare che stiamo scollinando la grande crisi. I dati ci fanno dire con un certo ottimismo che la ripresa è vicina. Certo, facciamo gli scongiuri. In ogni caso, la ripresa è a macchia di leopardo: meccanica e occhialeria rispondono bene, l'edilizia e il settore del legno soffrono ancora molto. Proprio per la ripresa che si avvicina, mi è sembrato il momento giusto per lasciare. Giuseppe Da Rold saprà portare avanti il lavoro con professionalità e abnegazione». Come sta l'Appia? «Abbiamo avuto anni pesanti, per la crisi del 2008. Ma l'associazione non ha perso terreno. Le aziende associate sono rimaste, tutt'al più abbiamo avuto una contrazione di un centinaio di imprese. Su una cifra che si aggira attorno alle 2.050-2.060 imprese, direi che è poca cosa». Qual è stato in questi trent'anni il momento più difficile? «Quando abbiamo dovuto assistere alla destrutturazione dell'occhialeria, alla fine degli anni Novanta. Il tessuto dei micro e piccoli produttori è entrato in crisi e per le aziende artigiane del Cadore è stato un disastro». E il momento più esaltante? «All'inizio degli anni Novanta il Bellunese era in grande fermento. Abbiamo avuto grandi personaggi alla guida del mondo imprenditoriale. E grandi politici, in grado di fare squadra per la nostra provincia, al di là della casacca partitica». Oggi non è più così... Come mai? «Oggi la politica è debole perché non guarda più in prospettiva, ma punta all'immediato. Forse è colpa anche dei social media, che obbligano il politico a guardare più a quel che si dice che non a quel che si fa». Nei suoi trent'anni da direttore ha passato anche una poco simpatica vicenda giudiziaria, da cui è uscito con assoluzione piena la primavera scorsa. «Una parentesi spiacevole, che però mi ha mostrato tutta la vicinanza dell'associazione e dei miei collaboratori».
Damiano Tormen

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