«Centrale a biomasse abusiva»: proprietario assolto

Mercoledì 21 Febbraio 2018
LA SENTENZA
BELLUNO La centrale a biomasse? Non c'era nulla di abusivo. Lo ha stabilito ieri, in Tribunale a Belluno, la sentenza del giudice Cristina Cittolin nel processo a carico di Corrado Dal Farra, 48enne alla sbarra per abuso edilizio. È satto assolto con formula piena «perché il fatto non sussiste».
Era stato Dal Farra, tramite il difensore, avvocato Martino Fogliato a chiedere di essere giudicato, opponendosi al decreto penale di condanna. La vicenda inizia con una segnalazione anonima in cui si diceva che Dal Farra aveva costruito delle piattaforme e dei capannoni abusivi. Da lì partì un'inchiesta e alla fine il giudice emise un decreto penale di 4 mesi, convertiti in 30mila euro di multa. Il pm Sandra Rossi, al termine del processo ha chiesto, l'integrale conferma di quella condanna. Il difensore dell'imputato, avvocato Martino Fogliato ha invece sempre sostenuto, portando anche un consulente di parte in aula, che non si trattasse di opere che avessero rilevanza penalistica. Ha affermato e dimostrato che tutto rientrava nei progetti. L'opera per la realizzazione della centrale a biomasse a Castion era partita nel 2010: il principio è semplice dal cippato del legname viene creata energia. Nel novembre 2015 però il progetto viene complicato dai guai giudiziari: secondo quanto accertato dagli inquirenti era stata costruita una platea in cemento e era stato messo un tendone a copertura del cippato legnoso. Era stato installata anche una centralina elettrica, nell'ambito di un progetto di costruzione di una centrale a biomasse, per la quale era stata richiesta l'autorizzazione al Comune. Non sarebbe però stato chiesto di costruire la base in cemento, la centralina e il tendone, che, a parere della Procura, non avrebbero dovuto stare lì. La difesa però ha dimostrato che tutte queste opere rientravano nell'ambito di progetti per la valorizzazione energetica, che hanno una normativa ad hoc. E ieri è arrivata la vittoria giudiziaria. «È la fine di un incubo per il mio assistito, che ha anche speso dei soldi per modificare le opere contestate, purché il procedimento penale non intaccasse il suo progetto della centrale», ha commentato l'avvocato Martino Fogliato.
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