BELLUNO - «Il progetto dell'ex ospedale? Non ragioniamo solo su forma e metri

Giovedì 21 Settembre 2017
BELLUNO - «Il progetto dell'ex ospedale? Non ragioniamo solo su forma e metri cubi, qui troppa superficialità». L'architetto urbanista Irma Visalli invita a fermarsi, pensare, andare oltre. E ad imparare per il futuro. Non lo dichiara apertamente ma pare che la prospettiva di un secondo supermercato in centro storico, nell'edificio destinato a sorgere sopra il parcheggio Caffi, non la convinca. Come non convince il Movimento 5 Stelle. Il fronte dei dubbiosi è certo di come, il centro di Belluno, abbia bisogno di piccoli spazi, di botteghe e di un disegno di sviluppo condiviso. «Mi stupisco del fatto che l'amministrazione, parlando del progetto ex ospedale affermi che non la riguarda il settore merceologico o il contenuto commerciale dichiara l'esponente del Pd in passato consigliere comunale, riprendendo le parole dell'assessore all'urbanistica Franco Frison -. Mi pare si affronti un tema complesso con una certa superficialità. Una trasformazione di tale portata come il progetto dell'ex ospedale avrebbe meritato e meriterebbe, sia da parte degli attori politici sia da quelli economici, una riflessione più importante di quella fin qui fatta». D'accordo l'entusiasmo per l'imminente prospettiva di riqualificare, dopo anni, un importante angolo della città, d'accordo la gratitudine verso il coraggio imprenditoriale del proprietario Roberto Chemello, ma secondo Visalli dalle stanze dei bottoni di Palazzo Rosso doveva uscire qualche indicazione. Per uno sviluppo armonico della città la diversificazione dei prodotti offerti è importante, spiega. «Dopo la liberalizzazione delle licenze e la dismissione dei cosiddetti piani del commercio, l'oggetto commercio non ha più avuto da parte di chi progetta la città l'attenzione che merita aggiunge l'urbanista -. Si sente la mancanza di una pianificazione che tenga conto ad esempio del mix dell'offerta, della compresenza di supermercati e negozi al dettaglio. Perché ad esempio non pensare al centro storico come ad un centro commerciale naturale, dove gli esercizi del commercio, dell'artigianato, dei servizi della cultura sono coordinati e integrati fra loro da una politica comune di sviluppo e di promozione della città? Sarebbe bello ragionarci su, oltre il caso del momento».

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