Belluno, comunità che educa e la Simeoni alza l'asticella

Lunedì 24 Settembre 2018
L'INSEGNAMENTO
BELLUNO Dal sogno di don Milani, che fu al centro del dibattito nel 2017, al fair play, nello sport e nella vita, di Sara Simeoni. Con un unico obiettivo: imparare, tra azione e riflessione, ad usare bene le nostre esperienze. Il Comitato Belluno comunità che educa, presieduto da Francesca Curti, ha fatto il pieno sabato pomeriggio nella sala teatro Giovanni XXIII. Sul piatto del convegno tre parole chiave: cuore, testa, mani. Un trinomio di cui bisogna far tesoro, come precisato anche dalla campionessa olimpica e ora vicepresidente Fidal del Veneto che si rivolge soprattutto ai giovani.
SARA SIMEONI
«Ci si basa su passione, tenacia e allenamento per ottenere i risultati, nel mio caso nel salto in alto. E avere il gruppo con cui condividere le esperienze, dai familiari ai dirigenti della squadra». Le parole di Sara Simeoni, invitata a Belluno dal sindaco di Domegge Paolo Fedon che la conosce da anni, vanno al di là della pratica sportiva: «La mia è una disciplina individuale, con allenamenti in cui c'è chi ti insegna e ti aiuta, ma poi sei tu che, alla fine del percorso hai tutto sulle spalle e il bello è, dopo aver messo insieme i pezzi, poter risolvere il problema che si ha davanti». Magari, come fece lei nel 1978, superando l'asticella a 2.01 metri allora record del mondo. Ma non sempre, nello stadio e nella vita, si esce dal materassone a braccia alzate: «Però non si deve buttare all'aria tutto. Siccome la settimana dopo hai un'altra gara, o un altro impegno, occorre gettarsi alle spalle l'esperienza, positiva o negativa che sia, e continuare». Un appunto, infine, sull'avversario: «E' un parola dall'accezione negativa. Invece è importante avere l'avversario, che va rispettato visto che lavora come te, perchè è questa la molla nella motivazione a migliorarsi».
BELLUNO CHE EDUCA
Intelligenza emotiva ed esperienza. A dire la sua un guru del settore, Gualtiero Zanolini, docente di psicologia delle emozioni a Ginevra e responsabile Agesci. «Bisogna dare spazio alle esperienze, ma anche al loro racconto il suo messaggio - e ad ogni esperienza va dato un nome, altrimenti se ne perde il senso». Sul palco anche Alessandro Renda che ha sottolineato il legame «nel ripetersi sempre dello stesso gesto» tra chi fa teatro e chi salta in alto. L'attore ha offerto un suggerimento: «Non fate recitare i bambini per lo spettacolino finale, ma lasciateli liberi, proprio come si gioca a calcio nel campetto sotto casa». A seguire le domande del pubblico e le testimonianze bellunesi di Cuore, testa, mani portate da Elena Posocco, Costanza Moretti, Alvise Sponga, Giovanni Bino, Alessandro Zannin, Maurizio e serena Facchin. Sotto il riflettore, per tutti, il valore educativo dell'esperienza nella danza, a scuola, nel rugby, nel suonare con la banda.
IL BILANCIO
Francesca Curti non nasconde il sorriso per il fatto che la proposta a più voci è stata accettata da allenatori, animatori ecclesiastici, docenti, scout: «E' una gioia, conferma che a Belluno in molti credono nel valore della condivisione che rafforza e nel rapporto inscindibile tra educazione, coscienza critica e cittadinanza».
Daniela De Donà
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