Assalirono la cassaforte di Pittarello: smascherato col dna

Mercoledì 23 Gennaio 2019
IL PROCESSO
BELLUNO Avevano studiato il colpo perfetto, ma alla fine tutto è andato storto. Talmente male che un componente della banda è stato anche smascherato dalle indagini dei carabinieri e è finito a processo. Così male che non sono nemmeno riusciti a portare via il bottino: i 45mila euro della cassaforte di Pittarello calzature, che avevano tentato di scardinare.
Che siano stati più bravi i carabinieri o poco professionisti i ladri lo si scoprirà solo nel processo che inizierà ad aprile. Alla sbarra un kosovaro, che aveva perso sangue nel corso dell'assalto alla cassaforte, che è difeso dall'avvocato Valentina Mazzucco. Si arrivò a lui da delle macchie di sangue trovate sul luogo del delitto. Da quelle tracce biologiche i Ris hanno smascherato Besnik Cimilji, 49enne.
C'era lui sicuramente sulla scena del crimine quella notte tra il 29 e 30 dicembre 2013. Si ritrova alla sbarra con l'accusa di tentato furto aggravato. Ma, pur con una sfilza di precedenti per furti tra Trieste e Udine, sicuramente non perderà notti di sonno pensando al processo a Belluno. Cimilji infatti si è reso irreperibile. Avrebbe potuto addirittura schivare il processo, in altri Tribunali, e contare su rinvii infiniti. Ma l'interpretazione della legge sulla irreperibilità data dal Tribunale di Belluno, almeno permetterà di arrivare a una prima sentenza, nonostante l'assenza dell'imputato.
Secondo l'accusa Cimilji, in concorso con altre persone rimaste ignote avrebbe tentato di portare via la cassaforte presente nel negozio Pittarello calzature, con effrazione e scassinatura. All'interno c'erano 45mila euro, ma suonò l'allarme. Era la seconda volta che quella notte suonava l'allarme. La banda di ladri arrivati dall'Est Europa infatti fece scattare una prima volta la sirena del centro commerciale. Arrivò il metronotte, che aprì le porte per in controlli di routine. La banda si infilò all'interno, senza farsi vedere e quando il vigilante se ne andò iniziò il lavoro. Spaccò la vetrata di Pittarello e, con piede di porco e cacciaviti, iniziò a tentare di scardinare il forziere. Ma nel lavoro Cimilji, che forse era l'operaio del furto, quello che utilizzava gli attrezzi, restò ferito e perse qualche gocciolina di sangue.
Nel sopralluogo, dopo il tentato furto, i carabinieri di Belluno raccolsero il sangue con una garza e lo inviarono ai Ris di Parma. Le analisi non lasciarono dubbi: il Dna era quello del pluripregiudicato kosovaro, già presente nelle banche dati di polizia. Nessuna traccia invece lasciarono gli altri componenti della banda: i due complici all'interno e forse altre persone all'esterno.
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