Appello degli agricoltori: «Invasi dalle cornacchie»

Mercoledì 14 Marzo 2018
Appello degli agricoltori: «Invasi dalle cornacchie»
IL CASO
BELLUNO Cornacchie, gazze, ghiandaie. A stormi di centinaia di esemplari. L'invasione dei corvidi è iniziata e nessuno riesce a fermarla. A metà tra la pellicola di Hitchcock e le dieci piaghe d'Egitto, i grandi uccelli hanno preso possesso dei cieli del Bellunese, non conoscono predatori e mettono ko l'agricoltura. Il fenomeno della crescita spropositata della popolazione di corvidi è iniziato da qualche anno ma oggi ha raggiunto dimensioni preoccupanti. «Sono animali intelligenti e molto approfittatori, debellarli è difficile spiega Michele Nenz, capo zona Coldiretti -. Gli agricoltori che hanno tentato di ingabbiarli si sono trovati, in certi casi, con denunce di maltrattamento e preferiscono subire i danni ai campi piuttosto che incappare in guai con la giustizia. C'è l'assoluta necessità di allearci con il mondo venatorio altrimenti da qui in avanti non riusciremo più a fare agricoltura». I corvidi vivono tra la città e la periferia. Trascorrono il giorno in campagna, soprattutto nei mesi di semina, e tornano in centro per la notte per rifugiarsi sugli alberi così da non correre nemmeno il minimo pericolo di essere disturbati dai pochi predatori, i rapaci notturni. «Il problema per i campi si pone in due momenti prosegue Nenz : quando le sementi sono appena state posate o sono a terra da poco, allora questi uccelli le mangiano e per il coltivatore significa dover seminare nuovamente tutto con spreco di tempo e di denaro. Un'altra fase critica è quando i chicchi del mais stanno maturando, allora i corvidi cercano di aprire le pannocchie per mangiarli ma una volta aperte queste marciscono o sono esposte all'attacco delle muffe». Non è mai stato fatto un censimento della popolazione presente a Belluno, ma si può avere un'idea del loro numero alzando gli occhi al cielo attorno alle 17 quando grandi stormi passano sopra la città, arrivando dalla periferia. Non sono in cima alla catena alimentare, ma il fatto che si muovano in gruppo mette in fuga qualsiasi uccello più grosso. Il danno non è solo alle attività dell'uomo ma si estende anche al mondo animale con attacchi ai nidi e predazioni dei piccoli appena nati. «Sono aumentati perché non hanno nessuno che li cacci e perché sono aumentate le fonti di cibo conclude Nenz -, rappresentano un problema anche per l'equilibrio ecologico». Di questo si parlerà sabato mattina, nel convegno previsto all'interno di Agrimont.
Alessia Trentin
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