ALLARME immigrati

Sabato 13 Febbraio 2016
Webterrorist intercettato al Marco Polo. Doveva rientrare a casa in Bangladesh. Partenza da Tessera, scalo a Istanbul, arrivo nella capitale Dakka. Ma quando si è presentato al check-in e alla verifica passaporto quel volo non lo ha più preso. Già perché H.M. bengalese di trent'anni, negoziante residente in Friuli, era segnalato dalla Direzione centrale anticrimine della polizia come soggetto potenzialmente pericoloso e operativo in Rete come sostenitore dello stato auto proclamato di Daesh. Documenti regolari, ben integrato, da tempo in Italia, la sua vita, tranquilla e ordinaria nel trantran quotidiano, si sdoppia quando comincia a navigare in internet: sarebbe questo il profilo che emerge sul presunto attivista virtuale.
È dallo scorso ottobre che il nome del cittadino asiatico è comparso nell'elenco degli investigatori impegnati a monitorare la presenza sul territorio nazionale non solo di militanti ma anche di fiancheggiatori dei seguaci del Califfo. Il che significa che i controlli ci sono e sono efficaci e si potenziano con una circolarità di informazioni che risulta strategica quando il "conflitto" diventa globale.
Da quanto è trapelato, l'uomo sarebbe una sorta di youtuber che appoggerebbe la causa dell'Isis ma sarebbe molto solerte pure nel diffondere le ragioni della "guerra santa" a scopo di proselitismo. Non ha opposto alcuna resistenza una volta fermato e accompagnato negli uffici della Polaria dell'aeroporto di Venezia, dove è stato sottoposto a perquisizione. Sotto sequestro sono finiti due hard disk e altro materiale informatico che verrà analizzato a fondo da esperti del settore allo scopo di verificare se ci siano eventuali indicazioni utili a individuare e colpire l'organizzazione criminale non solo a livello nazionale ma anche internazionale.
Informata l'autorità giudiziaria, il trentenne è stato indagato a piede libero ai sensi dell'articolo 302 del Codice penale, contestando l'istigazione all'associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico.
L'operazione risale a circa tre settimane fa, e ha visto la Digos lagunare in prima linea nell'approfondire eventuali spunti d'indagine utili nella lotta al fondamentalismo islamista. Una lotta che ha subìto una accelerazione decisiva all'indomani degli attentati di Parigi di un anno fa per poi diventare sistematica e ancor più capillare dopo la carneficina avvenuta sempre nella capitale francese giusto tre mesi fa, il 13 novembre, che è costata la vita anche alla veneziana Valeria Solesin, la ricercatrice universitaria di 28 anni colpita a morte da un colpo di kalashnikov, mentre con il fidanzato Andrea Ravagnani, stesa sul pavimento del Bataclan, tentava di sfuggire alla furia jidahista.
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