ADOZIONI
LONGARONE Longarone è l'ombelico del mondo. O, per lo meno, di

Martedì 18 Settembre 2018
ADOZIONI
LONGARONE Longarone è l'ombelico del mondo. O, per lo meno, di un mondo: quello delle adozioni internazionali. Sì, perché nella cittadina nota per il gelato artigianale, oltre che per il disastro del Vajont, opera da 23 anni, e su scala nazionale, l'associazione I bambini dell'arcobaleno - Bambarco Onlus. Punto di riferimento per l'intero Nord Italia, la realtà longaronese coltiva rapporti con undici Paesi esteri: in Bulgaria, Russia, Cina e India, è autorizzata a portare a termine le adozioni, mentre con Thailandia, Kazakistan, Uzbekistan, Madagascar, Etiopia, Bolivia e Colombia ragiona sul piano delle cooperazioni. In quasi cinque lustri, i bambini adottati grazie alla Bambarco hanno raggiunto la sbalorditiva quota di 1200. E la percentuale maggiore arriva dalla Russia.
L'INIZIO
Questi straordinari traguardi sono frutto del ragguardevole lavoro di un gruppo, capace di abbinare la professionalità all'amore e alla passione. Gruppo che è guidato dalla presidente Marisa Tomasella: «Nel 1993 ho adottato un figlio - racconta - e due anni più tardi è nata l'associazione. Alla luce dell'esperienza personale, ma anche delle tante richieste arrivate dalla famiglie del territorio». Pur essendo su base volontaristica, l'impegno è immenso: «Lavoriamo otto ore al giorno, con continue riunioni a Roma e in Regione Veneto, senza considerare i viaggi all'estero». Adottare significa intraprendere un cammino complesso: «Al di là della sfera burocratica, si tratta di preparare le coppie ad accogliere un bambino che rischia di essere fragile e avere dei problemi. E, un domani, questo figlio potrebbe chiedere conto dell'abbandono e del motivo per cui la madre naturale non lo abbia voluto. Dobbiamo essere pronti a tutto. Non a caso, il percorso di formazione che impostiamo si avvale della collaborazione di professionisti: dagli psicologi agli assistenti sociali».
LA BUROCRAZIA
Poi c'è ovviamente la burocrazia: «E cambia di Paese in Paese. Ci occupiamo di qualsiasi cosa, pure di una serie di aspetti che non saremmo tenuti a seguire: dai biglietti aerei agli alberghi. La documentazione, inoltre, deve essere redatta a regola d'arte. E, nonostante tutto, i problemi si presentano con regolarità. Dopo che un bimbo esce dall'istituto, tocca alle autorità competenti perfezionare l'abbinamento tra il piccolo e la coppia di genitori. E, a quel punto, la parola spetta al giudice. Peccato che, in alcuni Stati, ci vogliano anche due o tre anni prima che le pratiche vengano analizzate. Di fronte a simili ritardi, siamo letteralmente impotenti».
LE FAMIGLIE
L'età media di un bambino adottato oscilla tra i quattro e i cinque anni: «Ora il numero delle adozioni è leggermente in calo. E ritengo dipenda dalla crisi economica. Perché, quasi superfluo rimarcarlo, i costi sono rilevanti». Marisa Tomasella non è solo la presidente della Bambarco Onlus: «Mi sento la nonna di tutti i bambini passati per la nostra associazione. E posso assicurare che me li ricordo uno a uno. Con alcuni, e con le loro famiglie, ho condiviso ogni momento importante: dalla prima comunione alla cresima, passando per i compleanni». Infine, un consiglio: «Vale la pena intraprendere un'esperienza di questo tipo perché non esistono figli naturali e adottivi. Esistono figli e basta. Piuttosto, mi piacerebbe che ci fosse maggiore disponibilità ad accogliere nelle famiglie dei bimbi con problemi fisici o con handicap».
Marco D'Incà
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