«Abbiamo rotto l'argine Belluno avrà la sua parte»

Sabato 23 Febbraio 2019
IL CONFRONTO
BELLUNO È la dose che fa il veleno. Il principio vale anche per l'autonomia. Se è troppo dosata su Belluno, rischia di diventare inutile, controproducente. Anzi, rischia di naufragare del tutto. Se è veneta, invece, può andare in porto. Non solo a Venezia: può risalire il Piave e arrivare anche tra le Dolomiti. Un concetto semplice. Ribadito ieri dal ministro Erika Stefani e soprattutto dall'assessore regionale Gianpaolo Bottacin. Un messaggio chiaro e tondo a chi continua a battere il tasto del campanile bellunese contro Venezia accentratrice. «La parola Belluno non è stata inserita nell'intesa Stato-Regione? Dobbiamo fare così. Altrimenti rischiamo di buttare all'aria tutto il percorso autonomista fatto fin qui». Parole e musica di Bottacin, intervenuto ieri sera al Giovanni XXIII, nell'incontro incentrato sul tema tanto caro alla Lega, organizzato dal Carroccio bellunese. «Ho parlato con alcuni docenti di diritto amministrativo: quello che abbiamo davanti è l'inizio di un percorso di trasferimento di competenze dallo Stato alle Regioni. Mettere la parola Belluno in un iter previsto dalla legge appositamente per le Regioni significherebbe dare l'assist a chi non vede l'ora di dichiarare illegittima questa trattativa». I detrattori della trattativa in corso sono avvisati.
L'ARGINE SI È ROTTO
Come sono avvisati tutti i nemici del regionalismo differenziato che sta prendendo forma nel ministero guidato da Erika Stefani. E di nemici, negli ultimi giorni, ne sono sorti davvero tanti. Tutti con il timore che l'alzata di testa del Veneto possa provocare un effetto domino. Per il ministro degli affari regionali è proprio così. «Si è aperto un argine: altre Regioni hanno avanzato richiesta di autonomia - ha detto ieri sera Stefani, alternando all'italiano il vecchio e universale dialetto veneto -. Potrà essere solo l'inizio del percorso, ma intanto l'argine si è rotto. Il regionalismo differenziato deve essere condiviso da tutti i movimenti e i partiti. Perché è un diritto che nasce dentro la Costituzione». Il ministro ha anche spiegato a che punto è la trattativa. Non senza qualche punta polemica nei confronti dei «nemici dell'autonomia, che sono quelli che pensano che l'efficientamento della spesa pubblica sia un problema». «Il ministero affari regionali, la Regione Veneto e i ministeri di competenza delle funzioni richieste hanno messo a punto tutto il sistema anche tecnico per l'autonomia, alla luce del terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione. Sono stati fatti tutti gli approfondimenti tecnici e anche il Mef ha dato il placet».
AUTONOMIA O SPECIFICITÀ?
Quindi tutto ok? In realtà no. Il percorso è solo all'inizio. Anche per Belluno, di conseguenza. Con un distinguo tra quello che tutti si aspettano e quella che è la realtà. Un distinguo sottolineato da Bottacin. «Specificità non è l'autonomia di Trento e Bolzano - ha spiegato l'assessore -. Un conto è l'autonomia fiscale e legislativa, un conto è l'autonomia amministrativa, che è quella che stiamo passando alla Provincia. Trasferiamo funzioni amministrative, con soldi annessi e connessi». Ma non significa essere ricchi, anzi. Chiedere a Palazzo Piloni per averne la prova. Per i soldi, quelli veri, quelli di Trento e Bolzano, serve l'autonomia vera. «È quello che sta cercando di portare a casa il ministro Stefani - ha affermato Bottacin -. Per il Veneto. Se la Regione avrà una torta più grande, anche la fetta per Belluno sarà più grande».
OLTRE L'AUTONOMIA
Intanto, l'assessore Bottacin ha già portato a casa un primo risultato: quello del passaggio delle centrali idroelettriche alle Regioni, al momento della scadenza delle concessioni. Con un regalo di energia elettrica da qui alla scadenza. Tradotto: qualche milione di euro. Nel frattempo, Stefani ha messo in piedi gli Stati Generali della Montagna. Non è autonomia, è vero. Ma piuttosto che niente...
Damiano Tormen
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