Texas, il video che indigna il mondo bimbi in gabbia derisi dagli agenti

Mercoledì 20 Giugno 2018
Texas, il video che indigna il mondo bimbi in gabbia derisi dagli agenti
LA POLEMICA
NEW YORK Sono voci esili, voci di bambini. Non ne conosciamo il nome, il volto, la provenienza. L'unica cosa chiara è la loro paura. Invocano il papà e la mamma, piangono, alcuni sono così disperati che non riescono quasi a riprender fiato fra i singhiozzi.
LA REGISTRAZIONE
La registrazione va avanti otto minuti, ed è arrivata come un fulmine nel mezzo del dibattito già rovente sull'immigrazione. L'ha ottenuta il sito di giornalismo investigativo ProPublica, che l'ha passata a tutti i canali tv: questi sono i bambini che al confine fra Usa e Messico sono stati separati dai loro genitori nell'ambito della nuova politica trumpiana della tolleranza zero nei confronti dei clandestini. Sono voci che commuovono e indignano il Paese con quella loro disperazione in stridente contrasto con le poche voci di adulti, guardie di frontiera, una delle quali ironizza sul coro: «Ma che bell'orchestra ci manca solo un direttore». L'Amministrazione Trump si difende, sostenendo che i bambini strappati ai genitori e trattenuti in centri di raccolta lontani spesso centinaia di chilometri «sono trattati bene», come ha dichiarato la direttrice della Sicurezza Nazionale Kirstjen Nielsen. Ma intanto altre fonti spiegano che invece l'Amministrazione ha adottato la procedura di separare le famiglie senza prima preparare una procedura anche per il loro ricongiungimento. Il numero dei bambini separati è salito a 2300, come ha rivelato la Msnbc, e si stanno moltiplicando i casi di genitori subito rimandati nel Paese d'origine, mentre i figli sono rimasti nei centri. Funzionari dell'Immigrazione hanno rivelato, in forma privata, che ci sono moltissimi bambini «smarriti nel sistema». Trump tuttavia insiste che questa pratica non può finire e che «bisogna sempre arrestare chi entra nel Paese illegalmente». In una serie di tweet ha di nuovo preso di mira i democratici: «Non si curano del crimine, vogliono che i clandestini infestino il nostro Paese» ha detto, usando un termine degradante che ha generato proteste perché «infestare» era il termine usato dai nazisti contro gli ebrei. Poi ha promesso di interrompere gli aiuti ai Paesi che «mandano ondate di migranti». E infine ha di nuovo lanciato strali contro la Germania, citandola come un esempio che gli Usa non devono copiare.
UN GESTO RADICALE
Ha sostenuto che in Germania il crimine è più alto di quel che le autorità rivelano, e lo è per colpa dei migranti. Pronta la risposta di Angela Merkel, che ha spiegato che i dati «dimostrano che il crimine sta diminuendo, e quindi dobbiamo continuare con le politiche che abbiamo adottato». Ma forse il gesto più radicale di questi giorni da parte di Trump è stato ieri l'annuncio che l'Amministrazione aveva deciso di uscire del tutto dall'Human Rights Council delle Nazioni Unite. Il Council, che ha sede a Ginevra, è composto di 47 Paesi. Già da vari mesi l'ambasciatrice Usa all'Onu, Nikki Haley, aveva preannunciato l'uscita degli Usa, come protesta per il pregiudizio anti-Israele che gli americani avvertono nelle decisioni del Consiglio. Ma la decisione finale sarebbe venuta dopo che il Council ha criticato la «vergognosa» separazione dei clandestini. Ieri anche tra i repubblicani, che hanno incontrato il presidente in Campidoglio, si sono levate voci autorevoli, fra cui quella di John McCain, contro la frantumazione delle famiglie. Una pratica, rivelano i sondaggi, contestata dal 70 per cento degli americani.
Anna Guaita
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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