«Quota 100 va bene così anche la Ue ha capito»

Domenica 16 Dicembre 2018
ROMA Una platea potenziale di 800 mila lavoratori in tre anni che potranno sfruttare l'uscita anticipata con quota 100. La misura verrà applicata in forma piena fino al 2021, dopodiché verrà con tutta probabilità riservata a particolari categorie svantaggiate. Il pacchetto pensioni però - spiega il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon - non cambia nonostante la trattativa ancora in corso a Bruxelles.
Come si distribuiranno i flussi in uscita nei prossimi anni?
«Il primo anno i potenziali interessati sono 350 mila, perché si accumulano anche coloro che maturano il diritto prima della fine di quest'anno e quindi magari avranno un po' di più dei 62 anni di età e dei 38 di contributi. Nell'arco di un triennio poi si arriverà a 800 mila persone. Naturalmente non tutti quelli che hanno i requisiti faranno questa scelta. Alcuni per vari motivi preferiranno restare al lavoro».
Quindi è confermata la previsione di spesa con una scaletta crescente tra il primo anno e i successivi? Non ci sono pressioni europee per ridurre ancora la portata dell'intervento, o addirittura renderlo una tantum?
«La spesa sarà di intorno ai 4,7 miliardi il primo anno, quindi circa due in meno di quanto originariamente previsto, e poi di circa 8 miliardi per ciascuno dei due anni successivi. Questi sono gli importi e vanno bene così, non c'è proprio spazio per ridurli ancora. Non si può scendere sotto. Ma io credo che ormai anche a Bruxelles si stiano rendendo conto che noi non vogliamo scassare i conti della previdenza. È un provvedimento equilibrato, costruito in modo tale da essere sostenibile. Soglie e vincoli sono pensati, non casuali».
Ma l'uscita con 62 anni di età e 38 di contributi sarà una misura strutturale, resterà in vigore anche dopo i primi tre anni?
«Abbiamo detto che l'obiettivo finale è la cosiddetta quota 41, ovvero la possibilità di lasciare il lavoro con 41 anni di contributi indipendentemente dall'età. Dare subito questa opzione avrebbe avuto un costo troppo alto, intorno ai 9 miliardi; invece tra tre anni, quando si sarà svuotato il bacino di quelli che erano rimasti bloccati, e nel frattempo sarà anche cresciuta la quota contributiva nel sistema previdenziale, allora avrà senso far uscire le persone che hanno maturato il requisito dei 41 anni. Quanto a quota 100 vedremo allora cosa fare, ma io penso che possa rimanere non in forma generalizzata ma a vantaggio di alcune categorie, tipo chi fa lavori usuranti. Un po' come avviene con l'Ape sociale che del resto confermiamo per un altro anno».
La trattativa però non è solo con l'Europa. Diciamo che c'è anche una competizione interna tra le due forze di maggioranza, visto che i fondi per reddito di cittadinanza e quota 100 si potranno compensare tra loro.
«Sì ma non vedo particolari problemi. Useremo le risorse in modo equilibrato. Il primo anno come ho detto spenderemo un po' meno per le pensioni, quindi nei successivi due serviranno un po' più di soldi e si potranno fare compensazioni con il reddito».
Quota 100 ha anche l'obiettivo del ricambio generazionale, ma è realistico pensare che ci sarà un neoassunto per ogni nuovo pensionato? Le stesse imprese non sembrano convinte.
«Intanto c'è il divieto di cumulo graduato, un anno per ogni anno di anticipo rispetto alla vecchiaia, con l'eccezione dei lavoretti fino a 5 mila euro l'anno per chi deve arrotondare un assegno basso. Dunque i lavoratori che andranno in pensione dovranno fare davvero i pensionati. Poi stiamo definendo altri strumenti. Ci sarà un fondo bilaterale che potrà permettere di anticipare ulteriormente l'uscita rispetto ai 62 anni, non con la pensione vera e propria ma con un trattamento interamente a carico delle aziende: quelle che ne vogliono usufruire saranno obbligate a fare un'assunzione per ogni uscita».
Avete calcolato la platea aggiuntiva per questa opzione?
«Vediamo, non c'è ancora una stima precisa. Ma stiamo lavorando anche ad un ulteriore forma di incentivo: un fondo di garanzia che permetta alle aziende i cui lavoratori escono con quota 100 di fare effettivamente le assunzioni corrispondenti, anche se in condizioni normali magari potrebbero avere qualche dubbio. Alla fine quindi l'obiettivo lo potremo centrare».
Luca Cifoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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