Progressività e coperture finanziarie ecco i nodi dell'aliquota unica al 23%

Mercoledì 24 Gennaio 2018
LA PROPOSTA
ROMA Prima di poter essere introdotta nel sistema fiscale italiano, la «flat tax», l'aliquota unica sui redditi, dovrà superare due importanti ostacoli. Il primo, è quello della sua costituzionalità. Sarà cioè, necessario verificare che il sistema proposto in campagna elettorale dal centrodestra, sia conforme all'articolo 53 della Carta sulla progressività del sistema tributario. Il secondo ostacolo, più difficile, è quello della sua sostenibilità finanziaria. Partiamo dal primo punto. «La progressività», spiega Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, «va assicurata al sistema impositivo nel suo complesso, non per una singola imposta. Dunque», prosegue, «la compatibilità della flat tax con la Costituzione dipende dagli effetti della tassa piatta sul sistema tributario, ossia se una volta introdotta è tale da mantenere una progressività ragionevole». Il ragionamento, insomma, è che anche una tassa completamente piatta potrebbe essere riequilibrata da altre imposte come quelle sulla casa, sulle successioni o sull'acquisto di beni che sono indizio di una elevata capacità contributiva. In realtà la «flat tax» al 23% proposta dal centrodestra, mantiene una certa progressività anche all'interno della stessa curva dell'Irpef. E lo fa grazie alla «no tax area», la soglia di reddito al di sotto della quale non si pagano tasse, che viene elevata fino a 12 mila euro. Sui primi 12 mila euro di reddito non si paga nessuna tassa fino a 28 mila euro di dichiarazione. Poi l'impatto della «no tax area» decresce per azzerarsi a 55 mila euro.
LA VERIFICA
Questo cosa significa concretamente? Per capirlo bisogna analizzare le aliquote effettive pagate per ogni scaglione di reddito. Fino a 12 mila euro l'aliquota effettiva è zero. A 15 mila euro l'aliquota sale al 4,6%, a 20 mila euro al 9,2%, a 25 mila euro all'11,9%, per poi arrivare al 23% dai 55 mila euro di reddito in su. La Consulta, insomma, dovrebbe valutare se questa curva di progressività è ragionevole.
Il sistema attuale ha certamente una progressività molto più accentuata. Fin troppo secondo qualcuno. In un approfondimento sulle dichiarazioni Irpef, il Centro Studi Itinerari Previdenziali, guidato dall'ex sottosegretario Alberto Brambilla ha fatto l'esempio di un dirigente con 100 mila euro lordi di RAL (Retribuzione Annua Lorda) e un lavoratore con 25 mila euro di RAL con moglie e due figli a carico. Il divario che al lordo è di 1 a 4, al netto di tasse, contributi, tariffe e carichi familiari (supponendo un figlio all'Università e uno a scuola con servizio mensa e trasporto alunni), si riduce a meno di 1,8. Non solo. Gli stessi dossier di Itinerari Previdenziali mostrano come oggi poco più del 4% di coloro che presentano una dichiarazione dei redditi, e che sono nella fascia medio alta, pagano il 34% dell'imposta complessiva.
Il secondo tema è quello della sostenibilità. La flat tax al 23% costa, secondo le stesse simulazioni del centrodestra, 65 miliardi di euro. E questo già al netto della cancellazione di 40 miliardi di euro di detrazioni su lavoro, autonomi e pensioni e dei 10 miliardi di euro del bonus Renzi da 80 euro.
LE LEVE A DISPOSIZIONE
Per finanziare la «rivoluzione fiscale», ha detto Silvio Berlusconi, sarebbero già stati individuati 270 miliardi di coperture. Renato Brunetta, che si sta occupando del programma economico, ha sfidato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ad un confronto proprio su questo tema. Da dove dovrebbero arrivare i soldi? Fino a 175 miliardi, ha detto il Cavaliere, da un taglio delle detrazioni e deduzioni fiscali. Una decurtazione simile non risparmierebbe probabilmente nemmeno quelle sensibili sulle spese sanitarie, sulla casa e la differenziazione delle aliquote Iva, che sono le voci principali. Poi, ha aggiunto, ci sono i cattivi trasferimenti alle imprese, che valgono, dice Berlusconi, fino a 30 miliardi. E, infine, il recupero dell'evasione fiscale, calcolato a 20 miliardi. Ma nei primi anni il finanziamento della flat tax arriverebbe da un «reset fiscale», un condono su tutte le liti pendenti con il Fisco. Tutti fili che già altri governi hanno provato a toccare. Fino ad oggi bruciandosi.
Andrea Bassi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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