Popolari, primi sì al piano Ma gli industriali frenano

Mercoledì 11 Gennaio 2017
Popolari, primi sì al piano Ma gli industriali frenano
Partenza a razzo per la proposta di transazione lanciata lunedì da Popolare Vicenza e Veneto Banca che punta a raccogliere l'adesione di circa 135mila soci. Ma arrivano anche le nette bocciature da parte delle associazioni consumatori e le riserve delle Confindustrie locali, che lamentano l'esclusione delle società di capitali.
Nel primo giorno di lancio dell'offerta a Vicenza festeggiano i primi 50 accordi già firmati con un rimborso di 9 euro per azione (con altre 250 manifestazioni di interesse) e a Montebelluna parlano di altri 250 contatti già avviati tra numero verde, telefonate e visite in filiale. Ma da Confindustria arriva un altolà. «La proposta di 9 euro ad azione non è da respingere a priori - commenta Tiziano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza, associazione da oltre duemila soci in passato molto vicina alla Popolare - ma notiamo infatti l'assenza delle società di capitali tra i soggetti che possono aderire all'Offerta. Un'assenza importante per il tessuto economico e che finisce col penalizzare molte imprese due volte: la prima perché le lascia fuori dalla possibilità di rimborso tombale; la seconda perché queste società, trovandosi a dover mettere in bilancio le perdite legate alla banca, potrebbero alla fine avere un impatto negativo a livello di rating bancario. Questo è un costo occulto che peserà sulle prospettive di sviluppo delle aziende. Mi auguro, a questo punto, che le società di capitali vengano inserite almeno nella categoria degli azionisti cosiddetti scavalcati. In caso contrario alle società di capitali non resterà che proseguire nelle azioni legali già considerate o intraprese». Per gli scavalcati - circa 500 in BpVi e 200 per la Veneto - è previsto un rimborso molto più pesante del 15% ipotizzato per i piccoli azionisti. E in ogni caso dalle due ex Popolari filtra la disponibilità a trattare di persona con gli imprenditori. «Non mi piace anche la presenza della condizione sospensiva, fissata nell'adesione alla proposta da parte dell'80% degli azionisti - aggiunge Vescovi -. Appare come una spada di Damocle, scaricando ulteriore tensione e preoccupazione sugli azionisti. Ne abbiamo già sperimentate abbastanza». «La proposta di conciliazione merita di essere valutata con attenzione - avverte Maria Cristina Piovesana, presidente di Unindustria Treviso -. Vi è innanzitutto il riconoscimento morale del danno subito dagli azionisti e ha una sua dignità anche dal punto di vista finanziario. Proprio in questa prospettiva non è comprensibile perché siano escluse dalla proposta le società di capitali che detengono azioni delle due banche, spesso per importi significativi. Per queste aziende, e sono in molti casi le piccole e medie srl manifatturiere che caratterizzano il nostro tessuto produttivo, al danno della perdita si aggiungerebbe la beffa di un peggioramento del loro merito di credito. Anche la soglia da raggiungere, ben l'80% degli azionisti, appare molto elevata e ci auguriamo non risulti irrealistica. Crediamo che per provare a ripartire ogni transazione rappresenti un problema in meno».
Le associazioni dei consumatori sono già sulle barricate. Il Movimento Consumatori, che «assiste quasi mille azionisti», parla di «offerta ridicola». Adusbef e Federconsumatori definiscono «inaccettabile» l'offerta, che «dimostra colpa grave da parte dei banchieri, gravissima di Bankitalia e Consob». «È un buon punto di partenza, da integrare però con la proposta presentata da noi qualche mese fa, che prevede la emissione ed assegnazione ai soci di bond a scadenza variabile e cedola crescente a fronte della cessione di crediti in sofferenza. Si arriverebbe ad un rimborso non inferiore al 30-35% di quanto investito», avverte Francesco Celotto, vicepresidente Associazione soci banche popolari venete.
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