Per il Colle si è tornati al punto di partenza Due giorni di riflessione, poi nuova mossa

Venerdì 20 Aprile 2018
Per il Colle si è tornati al punto di partenza Due giorni di riflessione, poi nuova mossa
LO SCENARIO
ROMA Sergio Mattarella non deve aver apprezzato il teatrino andato in scena a palazzo Giustiniani. Con Matteo Salvini che annuncia a inizio pomeriggio l'eclissi dei veti e di avere «fondate speranze». Con Luigi Di Maio che invece, a sera, spazza definitivamente via l'ipotesi di un governo tra centrodestra e 5Stelle, sbattendo di nuovo la porta in faccia a Silvio Berlusconi e a Giorgia Meloni, aprendo solo all'ipotesi (fattagli balenare da Salvini) di un appoggio esterno di Forza Italia e di FdI. Soluzione già scartata dai diretti interessati. Una sceneggiata deprimente, una replica identica di ciò che era avvenuto giovedì scorso, seguita dal capo dello Stato in diretta tv.
Lo stallo per il Colle è confermato. Anzi, certificato davanti alla presidente del Senato. E tutto torna al punto di partenza. Come un trito e irritante gioco dell'oca, con la pazienza presidenziale ormai al lumicino.
Al Quirinale osservano l'ipotesi (e la trattativa) tra la coalizione più forte (il centrodestra) e il partito più votato (i 5Stelle) arrivare ormai agli sgoccioli. Perché Salvini e Di Maio, mandando prima segnali di un possibile accordo e poi facendoli naufragare, hanno riportato le lancette dell'orologio alla scorsa settimana. Al giorno in cui il Presidente lanciò il suo ultimatum: o mi date qualche notizia nella direzione di un'intesa, oppure deciderò io.
Prima di stabilire la prossima mossa, Mattarella aspetterà però che questa mattina Maria Elisabetta Alberti Casellati vada a raccontargli i dettagli della sua brevissima esplorazione nel perimetro dei semi vincitori. Poi, il capo dello Stato si prenderà il week-end per riflettere sul fallimento dell'ennesimo lavoro di scouting. E lunedì tirerà le somme. Probabilmente con un mandato esplorativo al presidente della Camera, il grillino Roberto Fico. Ma al Quirinale avvertono: questa scelta di simmetria istituzionale non è da considerarsi automatica.
L'IPOTESI PIÙ PROBABILE
Se non è automatico, il mandato al pentastellato più amato tra i dem (non renziani) è però il più probabile. Fico, esponente del partito che ha preso più voti e del gruppo parlamentare più numeroso, potrebbe esplorare la possibilità di un accordo con il Pd. Lo stesso Di Maio ha più volte detto di avere a disposizione due forni: la Lega, che però non sembra (per ora) volersi affrancare da Berlusconi spaccando il centrodestra. E il forno del Pd, appunto.
Anche questa partita si annuncia però irta di ostacoli. Infarcita di trabocchetti e veti. Così sul Colle non escludono che pure questa eventuale esplorazione possa chiudersi con un fallimento. E con un problema ulteriore: Di Maio, nonostante le smentite, teme che l'esponente dell'ortodossia grillina possa scippargli palazzo Chigi. E Mattarella non ha intenzione di innescare dinamiche deflagranti tra i 5Stelle, capaci di complicare ulteriormente una situazione già incancrenita e impantanata. Ma non è orientato (in queste ore) neppure a concedere un preincarico a Di Maio, dato che l'intesa tra 5Stelle e la Lega sembra arenarsi di fronte alle parole del capo leghista: «Il governo non lo fai solo con me, ma con tutto il centrodestra».
Sul Colle al momento non fa presa neanche l'altro annuncio di Salvini: «Il governo lo faccio io». Perché vale il discorso fatto per Di Maio: quale sbocco potrebbe garantire un preincarico al segretario leghista se non accetterà le condizioni poste dai 5Stelle contro Berlusconi? Forse a far precipitare il Paese verso le elezioni. Non a caso Salvini chiosa: «Se va male, si va a votare».
È questo l'epilogo che Mattarella vuole assolutamente evitare. Perché senza cambiare la legge elettorale il risultato delle urne sarebbe simile. E anche la paralisi successiva. Perché senza approvare la legge di bilancio, si rischierebbe l'esercizio provvisorio e conseguenti tempeste finanziarie. Ecco perché c'è chi sospetta che Salvini punti al governo di tutti. Ma per restarci fuori. E lucrare dai banchi d'opposizione.
Alberto Gentili
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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