Nel covo degli aspiranti jihadisti

Venerdì 31 Marzo 2017
Nel covo degli aspiranti jihadisti
Uno degli angoli più belli del centro storico lagunare, rio terà de la Mandola, a San Marco, dove i Carabinieri e i Nocs la scorsa notte hanno fatto irruzione al civico 3796, entrando in punta di piedi dall'ingresso e facendo poi saltare rumorosamente la porta al primo piano.
Qui risultano vivere Dake Haziraj e Arjan Babaj, ma dalle forze dell'ordine viene trovato nell'appartamento solo Haziraj, in compagnia di un altro straniero che risulta essere tra gli indagati. Babaj, quella notte, si trova nell'altro appartamento, in corte de le Colonne a San Marco, anche questo assaltato dai militari, in compagnia di altri due compagni.
All'indomani delle perquisizioni, la casetta in calle de la Mandola è un campo di guerra. L'odore di bruciato è ancora forte sulle scale, e la porta dell'appartamento non c'è più. Solo il nastro rosso dei Carabinieri delimita l'accesso al rifugio in cui i kosovari si incontravano, discutevano, mangiavano e pregavano, inneggiando alla Jihad. Si stavano allenando per il colpo a Rialto? Difficile affermarlo ma quel che è certo è che i kosovari stavano intensificando la loro preparazione atletica. Non solo con la palestra (che alcuni di loro frequentavano finiti i turni di lavoro come camerieri) ma anche con integratori alimentari, forse amminoacidi, che si vedono nella cucina dell'appartamento.
Sedie e scaffali buttati all'aria, sul tavolino, al centro del salotto due vasi, uno con dei fiori bianchi, e uno zainetto nero sportivo. Appoggiata alla parete, la rete di un materasso singolo, probabilmente per gli ospiti. Nell'appartamento infatti, c'era il viavai di quel gruppetto di amici che però non dava nell'occhio. Restavano tra loro, i kosovari, tanto che nell'altro stabile, quello in Calle de le Colonne, una vicina racconta: «L'unica cosa che ci sembrava un po' strana - spiega Manuela Malandra, moglie dell'amministratore del condominio - è che per la loro giovane età fossero sempre soli, tra uomini. Nell'appartamento non si vedevano mai salire delle ragazze. Per il resto, erano ragazzi educatissimi, li vedevamo poco, manco si sentivano».
Durante le perquisizioni in quel secondo appartamento i militari hanno trovato numerosi libri e riviste, svuotando mobili e cassetti di quei 35 metri quadrati affittati a Fisnik Bekaj per 627 euro al mese. Bekaj lavorava da anni a Venezia e la sua residenza è registrata a Marghera, in terraferma. Il contratto d'affitto nel domicilio lagunare va dal 1 luglio 2016 al 30 giugno di quest'anno, un anno entro il quale aveva previsto di vivere tra le calli. Con il sospetto che volesse compiere attentati.
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