Mose, lo Stato incassa mezzo milione

Sabato 23 Giugno 2018
LO SCANDALO
VENEZIA Si chiude un altro pezzo del procedimento Mose, e lo Stato incassa un ulteriore mezzo milione di euro, tra sanzioni pecuniarie e confische.
È l'esito dell'udienza preliminare celebrata ieri mattina al Palazzo di giustizia di Venezia. Quattro delle società coinvolte nello scandalo relativo al sistema illecito creato dall'allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, attorno ai lavori di salvaguardia della laguna, hanno chiesto e ottenuto il patteggiamento della pena, chiudendo i conti con la giustizia. La sanzione più severa è quella applicata alla Mantovani costruzioni di Padova: una pena pecuniaria di 118 mila euro oltre alla confisca di ulteriori 109 mila euro. Adria Infrastrutture, la società attraverso la quale l'ex amministratore della Mantovani, Piergiorgio Baita, si occupava di acquisire lavori pubblici attraverso la procedura di project financing, ha patteggiato 53 mila euro di pena pecuniaria e 50 mila euro di confisca; la Cooperativa San Martino di Chioggia, quella accusata di aver gonfiato il prezzo dei massi da affondamento, acquistati in Croazia per realizzare le dighe del Mose, ha patteggiato una pena pecuniaria di 20 mila euro oltre alla confisca di un immobile a Porto Viro del valore di circa 100 mila euro. Per finire alla Nuova Coedmar di Chioggia, è stata applicata una sanzione pecuniaria di 33 mila euro con la confisca di ulteriori 100 mila euro.
RECUPERATI 50 MILIONI
In totale, dall'inizio dell'inchiesta, lo Stato ha recuperato quasi 50 milioni di euro tra confische e sanzioni fiscali.
Non tutte le aziende finite sotto inchiesta hanno però scelto di patteggiare. Tre di loro hanno preferito andare a dibattimento per dimostrare la propria estraneità alle accuse: si tratta del Consorzio Venezia Nuova (Cvn), oggi amministrato da commissari nominati dal governo, di Condotte e della Grandi lavori Fincosit, entrambi colossi delle costruzioni nazionali. Per loro il processo si aprirà il prossimo 9 novembre di fronte alla sezione collegiale penale del Tribunale.
LE ACCUSE
Il procuratore aggiunto Stefano Ancilotto e il pm Stefano Buccini contestano alle varie società la violazione della legge 231 del 2001, quella che ha introdotto in sede penale la responsabilità delle società in relazione ai comportamenti illeciti dei propri dipendenti. Responsabilità da cui possono essere tenute indenni solo se sono in grado di dimostrare di aver predisposto tutti gli strumenti e le misure necessarie ad impedire quegli illeciti. Il processo si preannuncia lungo e particolarmente combattuto. Alcuni dei reati inizialmente contestati sono stati esclusi in quanto dichiarati prescritti: si tratta degli episodi di corruzione a favore del generale della Guardia di Finanza, Emilio Spaziante, e dell'allora presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan. D'ora in avanti, però, a prescindere da quanto durerà il processo, non si prescriverà più alcun reato, in quanto ciò prevede la norma specifica in relazione alla responsabilità delle società, ben diversa da quella delle persone fisiche.
PROSCIOGLIMENTO
L'udienza di ieri ha visto, inoltre, il proscioglimento della società Tecnostudio di Padova, ritenuta estranea all'accusa dopo l'assoluzione, nel processo principale, del suo amministratore, l'ingegner Danilo Turato, il professionista che si era occupato dei restauri nella villa di Galan a Cinto Euganeo, opere finite sotto accusa in quanto ritenute una mazzetta mascherata, dopo che Baita raccontò di averli pagati per ingraziarsi l'allora presidente della Regione. Turato, però, non ha avuto alcun ruolo nell'accordo illecito contestato dalla Procura e dunque la sua società è stata assolta in sede di udienza preliminare.
Entro il 30 giugno è attesa, infine, la formalizzazione delle istanze di patteggiamento annunciate dagli ultimi cinque imputati che hanno collaborato con la Procura nell'inchiesta sullo scandalo Mose, la cui posizione era stata stralciata dal processo principale: oltre a Baita, si tratta di Claudia Minutillo (ex segretaria di Galan ed ex amministratore di Adria Infrastrutture), Nicolò Buson (ex direttore amministrativo della Mantovani), Pio Savioli (ex componente del direttivo del Cvn) e l'intermediario Mirco Voltazza.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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