«Moratoria di un anno per Pmi» Fatto l'accordo tra Abi e imprese

Domenica 8 Marzo 2020
LA DECISIONE
ROMA Arriva ossigeno per le Pmi strette nella morsa dal Covid-19. Quello che serve per salvarne a migliaia dal fallimento. Il decreto del governo con la moratoria sui crediti per le imprese non è ancora agli atti. Questione di ore, dicono da Palazzo Chigi dopo le promesse fatte dal premier Conte e dal ministro Gualtieri. Ma di questi tempi anche 24 ore possono fare la differenza. Così le banche si sono già mosse con un primo passo. «Le micro, piccole e medie imprese possono ora chiedere fino a un anno di moratoria sui prestito», annuncia il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli. E non è poco per le migliaia di aziende della zona rossa, ma anche per interi settori messi in ginocchio come il turismo o l'intrattenimento, fino alle medie aziende che vivono di export. Congelare le rate da pagare significa poter utilizzare la liquidità in cassa per i costi fissi di un impresa che corrono anche quando i ricavi sono congelati dall'emergenza, chissà per quanto tempo ancora. E per chi ha già la liquidità agli sgoccioli dopo due settimane in quarantena o semi-quarantena? Bastano 15 giorni, dice ARisk per bruciare in media 103.000 euro in un'impresa con un fatturato da 1 a 5 milioni di euro. Le banche sono pronte ad aprire i rubinetti per accendere anche nuovi prestiti o aumentare le linee di credito? «Non è che una questione giuridica», spiega Patuelli: «Se avevi il merito di credito prima della diffusione del virus, vale anche dopo». E dunque, «chi è già indebitato, può accedere alla moratoria, e chi non lo è avrà una casa sulla quale costituire ipoteca». Anche perché la minaccia e i danni del virus non dureranno certo decine di anni. E le banche sanno bene di essere lo snodo centrale per un'economia che rischia la terza recessione in dieci anni. Dopo mesi di stress test e sforzi per smaltire miliardi di Npl e rispettare i paletti stringenti dell'Ue, non si può però pensare che il sistema bancario sostenga l'urto dell'ennesima recessione senza che cambi la gabbia delle regole Ue. Serve «una modifica delle attuali disposizioni di vigilanza sulle moratorie. Una mossa necessaria in una situazione emergenziale come quella attuale», avverte il presidente dell'Abi. Sperando che l'Ue non si muova con tempi biblici. Ma serve anche un intervento di Parlamento e governo per potenziare il fondo di Garanzia per le Pmi. Chiedono dunque un patto che si allarghi al governo e all'Ue, le banche che ieri insieme a tutte le associazioni datoriali hanno annunciato il rafforzamento delle moratorie già in essere (Accordo per il credito 2019) affinché possano fare ancora di più per le imprese.
IL MECCANISMO
La nuova moratoria per i prestiti a gennaio fa scattare la sospensione fino del pagamento della quota capitale. La richiesta di sospensione è applicabile ai finanziamenti a medio lungo termine, anche perfezionati tramite il rilascio di cambiali agrarie e alle operazioni di leasing. Lì dove, in questo secondo caso, la sospensione riguarda la quota capitale implicita dei canoni di leasing. Per le operazioni di allungamento è invece previsto che l'estensione della durata del finanziamento possa arrivare fino al 100% della durata residua dell'ammortamento. Non solo. L'accordo prevede anche che, se possibile, le banche possono applicare misure di maggior favore per le imprese rispetto a quelle previste dall'Accordo stesso. E risponde anche alla richiesta delle imprese di assicurare massima tempestività nella risposta. Con l'obiettivo di accelerino le procedure di istruttoria. Tutte insieme, Abi e associazioni datoriali busseranno perciò al governo, ma soprattutto a Bruxelles, per allentare la vigilanza sulle moratorie, per ampliare l'operatività del Fondo di Garanzia per le Pmi e per sollecitare misure aggiuntive per agevolare l'accesso al credito. Un aiuto a garantire la liquidità necessaria per le imprese in affanno è atteso anche dalla Bce.
Roberta Amoruso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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