Minacce all'autista: l'arresto è «giustificato»

Venerdì 27 Aprile 2018
Minacce all'autista: l'arresto è «giustificato»
LA SENTENZA
VENEZIA È legittimo l'arresto del passeggero che, sprovvisto di regolare biglietto, aggredisce l'autista. L'ha deciso la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della Procura di Padova contro un'ordinanza dello stesso Tribunale, che la scorsa estate non aveva convalidato il provvedimento a carico del giovane che aveva minacciato l'autista di un bus. Secondo gli ermellini, invece, quest'ultimo era un incaricato di pubblico servizio, per cui il reato poteva comportare la misura restrittiva nei confronti dell'autore.
L'EPISODIO
Risale alla fine di luglio del 2017 l'episodio finito al centro della contesa giudiziaria. Teatro della vicenda era stato un mezzo pubblico della linea 7 gestito da Sitabus. Stando a quanto riassunto negli atti della causa, quel giorno il 22enne Alessandro Lorenz, originario di Cremona e residente a Villafranca Padovana, era stato sorpreso a convalidare un tagliando già obliterato. Di fronte al rimprovero del guidatore, il ragazzo aveva usato «violenza e minaccia» contro di lui, «al fine di costringerlo ad omettere di verificare il possesso da parte sua di un regolare titolo di viaggio e dunque ad omettere un atto del proprio servizio», stando alla ricostruzione del pm, che per questo gli aveva contestato appunto la violenza e minaccia a pubblico ufficiale. Quell'ipotesi può prevedere l'arresto, che difatti venne eseguito dai carabinieri. Ma il gip non lo convalidò, ravvisando nei fatti solo gli estremi della minaccia aggravata, che non contempla provvedimenti restrittivi.
L'IMPUGNAZIONE
Così la Procura aveva impugnato l'ordinanza, lamentando l'erroneità della qualificazione giuridica operata dal Tribunale. Secondo il pm, il gip non aveva considerato che l'azione dell'autista del bus «non era affatto conclusa» nel momento in cui il passeggero «aveva inopinatamente reagito in modo violento e minatorio, essendosi anzi in presenza di un comportamento, da parte dell'utente, che si pone a metà strada» tra la violenza e la resistenza a pubblico ufficiale, «dato che con la sua condotta l'arrestato si è opposto al controllo del suo titolo di viaggio, da parte del conducente, di fatto impedendogli di portarlo a termine. Dopo aver rimproverato il viaggiatore per la doppia timbratura, in sostanza, il guidatore lo aveva invitato ad obliterare un altro biglietto: l'aggressione maturò in quel frangente.
LE MOTIVAZIONI
Per la Cassazione, in quel momento il pubblico ufficiale stava ancora esercitando le sue funzioni, in quanto «l'attività di controllo dei titoli di viaggio... non poteva certo esaurirsi nello stracciare il biglietto irregolare», tant'è vero che il conducente aveva invitato il passeggero, «prima di ripartire, a munirsi di un valido titolo da timbrare». Di conseguenza secondo la Suprema Corte l'atto d'ufficio dell'incaricato di pubblico servizio era tuttora in corso: «Al controllo effettuato con esito negativo doveva necessariamente seguire il passaggio ulteriore, puntualmente preannunciato dal conducente ed a cui si correla la condotta illecita del Lorenz». Ecco perché fu «conforme a legge» l'arresto operato dall'Arma.
Angela Pederiva
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