Malato di Sla, decide di lasciarsi morire

Giovedì 22 Marzo 2018
Malato di Sla, decide di lasciarsi morire
IL CASO
PADOVA Quando si è presentato davanti ai medici, Lodino Marton era ancora lucidissimo e sapeva perfettamente quello che voleva. Nel momento più buio, quello in cui il dolore era diventato lancinante e quindi insopportabile, il suo unico desiderio era farla finita per non soffrire più. Malato di Sla da cinque anni, il sessantacinquenne artista-ristoratore di Campodarsego si era già informato per la morte assistita in Svizzera. Quando nel 2016 Dj Fabo scelse quella strada, lui accarezzò la stessa idea. Si rivolse all'associazione Luca Coscioni per richiedere informazioni, parlò con Marco Cappato, ma tentennò di fronte a costi alti e tempi lunghi.
Alla fine Lodino Marton ha scelto di rimanere in Veneto e ha passato i suoi ultimi giorni all'hospice Il Melograno del centro Bonora a Camposampiero. La notizia della sua morte, avvenuta lunedì, sta provocando dolore, commozione e riflessioni. Lodino Marton nella zona era noto per aver gestito a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila alcuni locali di tendenza come il Lucifer Young a Padova e il Pompetta Young a Fiumicello di Campodarsego. Il suo è uno dei primi casi in Italia in cui è stata applicata la nuova legge sul biotestamento in vigore dallo scorso 31 gennaio. Ha presentato ai medici della Ulss 6 Euganea il proprio testamento e ha chiesto una sedazione palliativa.
LA RESPIRAZIONE
«Il signor Marton è arrivato da noi lo scorso primo febbraio - spiegano il direttore dell'hospice Stefano Gallo e la dottoressa Daniela Rinaldi, che ha curato il paziente -. Fin da subito ci ha reso noto di aver sottoscritto il testamento biologico esprimendo chiaramente le sue direttive. Una settimana fa, quando la malattia è arrivata al momento culminante e lui non riusciva quasi più a respirare autonomamente, anziché ricorrere alla respirazione artificiale e assistita, i medici hanno assecondato la volontà dichiarata del paziente. I sanitari con farmaci e terapie antidolorifiche hanno assistito l'uomo con delle cure palliative per non farlo soffrire dal punto di vista neurologico e gradualmente lo hanno accompagnato, senza sofferenze, alla morte».
Secondo il direttore dell'hospice «questa storia è un passaggio epocale. Un paziente terminale che manifesta la volontà di non voler subire l'accanimento terapeutico deve essere ascoltato. Prima della legge il malato poteva esprimersi in tal senso, ma determinante era anche il parere del medico. Oggi con la nuova normativa la volontà predominante è quella del paziente. In queste condizioni la figura del curante diventa meramente professionale ed è obbligato a rispettare la volontà di chi soffre».
LA FAMIGLIA
Gli sono state vicino giorno e notte, dai primi sintomi della malattia fino al suo ultimo respiro. Marianna e Milly, la figlia e la moglie di Lodino Marton, hanno vissuto questo calvario accanto all'uomo che hanno sempre amato. E lunedì, poche ore dopo la sua morte, hanno preso carta e penna per riempire una pagina di diario destinato proprio ai famigliari dei pazienti in cura. «In occasione della Festa del papà - sono le loro toccanti parole - ringraziamo tutto lo staff di questo fantastico centro per l'umanità, l'appoggio e il supporto che ci avete dato in queste settimane. Siete stati fantastici, sia professionalmente che emotivamente. Era difficile soddisfare un osso duro come il nostro Lodino, ma ce l'avete fatta». È proprio la figlia Marianna a ripercorrere gli ultimi anni di vita del padre: «Aveva manifestato la volontà di andare in Svizzera per poter dominare il suo male e decidere personalmente come e quando porre fine alla sua vita - racconta -. Alla fine è rimasto qui, ma ha ottenuto ciò che voleva. Da vero combattente qual era, ha voluto impedire alla malattia di avere l'ultima parola». I famigliari di Lodino sono stati assistiti da uno psicologo perché in questi casi anche la loro sofferenza non è certo un aspetto da trascurare. «Ora stiamo pensando al funerale (oggi alle 15.30 alla chiesa di Bronzola di Campodarsego, ndr) perché vorremmo salutare papà nel migliore dei modi. Vorremmo fare una sorta di festa con amici e parenti, a lui sarebbe piaciuto così».
Al rito funebre saranno raccolte offerte benefiche legate proprio all'assistenza per i malati di Sla.
Luca Marin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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