Ma Borrelli si dissocia: «Non è il nostro metodo»

Sabato 3 Febbraio 2018
«Forse qualcuno si sta facendo trascinare su un campo di gioco che non è mai stato il nostro». Se non è una stroncatura poco ci manca. David Borrelli, europarlamentare trevigiano del Movimento 5 Stelle, passato alla storia come il primo del movimento a essere eletto in un consiglio comunale, non condivide l'impostazione che sta prendendo la campagna elettorale dell'M5s.
L'ordine a tutti i candidati alle prossime Politiche di attivare la macchina del fango, circolato con la direttiva impartita dal responsabile della comunicazione del movimento in Veneto Ferdinando Garavello, non gli è piaciuto per niente. E non lo nasconde. Per un grillino delle origini come lui, il web va utilizzato per diffondere la democrazia e cercare risposte, non per trovare il peggio che si può tirare fuori, come invece espressamente richiesto.
Borrelli evita l'attacco frontale, ma fa chiaramente capire che ritiene pericolosa la deriva che il movimento sta prendendo. Il suo movimento, quando ancora ruotava interamente attorno a Beppe Grillo, si poneva come il nuovo. Come la forza politica della gente, lontana anni luce da certi metodi. Nonostante la dirompente forza dialettica di Grillo, i suoi rappresentanti si vantavano di piegare la resistenza degli avversari politici e di conquistarsi la fiducia degli elettori esclusivamente con la forza degli argomenti e della competenza. Non a colpi di fango.
Il disappunto dell'eurodeputato, che in questi anni non si è mai tirato indietro quando c'è stato da bacchettare certi atteggiamenti dei suoi ritenuti quantomeno fuori luogo, è evidente. La bocciatura della linea del fango lascia intendere che tra i 5 Stelle i ranghi non siano proprio così compatti. E se a dare la prima picconata è proprio un big come lui, da sempre vicino a Grillo e a Casaleggio (prima il padre e ora il figlio), vuol dire che c'è qualcosa che non quadra.
Onorevole Borrelli, ha letto la comunicazione inviata ai vostri candidati da Ferdinando Garavello? Invita tutti a cercare «il peggio che si può tirare fuori» sugli avversari politici: dalle frasi, alle foto compromettenti. Che ne pensa?
«L'ho scoperta dal Gazzettino. Non essendo candidato, e non seguendo la comunicazione della campagna elettorale, non ne ero a conoscenza».
Ma è un metodo che approva?
«Personalmente ho sempre basato la mia campagna elettorale e la mia azione politica sulla parte propositiva. Ho sempre cercato di trovare soluzione ai problemi e risposte per i cittadini. Occuparsi degli altri candidati avversari non mi ha mai entusiasmato. Preferisco siano i cittadini a giudicare».
Garavello l'ha chiamata operazione trasparenza. Nonostante il metodo non le piaccia, è d'accordo con il fine?
«Io non sono un esperto di comunicazione. Non ho idea se questa operazione in termini elettorali paghi o non paghi. Personalmente ho sempre attaccato i contenuti e mai le persone».
Gli attacchi personali ai rivali sono sempre più frequenti. La ritiene una deriva della politica di questi tempi?
«Penso di sì. Purtroppo ci si occupa più dell'avversario che non di quello che ci si candida a fare: risolvere i problemi del Paese e dei cittadini».
Vi siete sempre definiti diversi dalle altre forze politiche. Ora adottate gli stessi metodi che avete sempre condannato. Cosa sta succedendo?
«Forse qualcuno si sta facendo trascinare in un campo di gioco che non è mai stato il nostro. Se è un cambiamento o un periodo lo dirà il tempo. Io non sono cambiato e ciò mi basta per addormentarmi sereno».
È una critica al movimento?
«No, non spetta a me né criticare né giudicare. Io devo solo cercare di fare al meglio ciò che gli elettori mi hanno designato a fare. Ad altri spetta questo compito. Io mi limito a fornire la mia opinione personale».
È consapevole che questa sua posizione, non proprio in linea con l'ultima direttiva, rischia di creare altri mal di pancia nel movimento?
«Ripeto: è la mia è una opinione personale».
Cambiamo domanda: bisogna tornare al Movimento 5 Stelle delle origini?
«Tutto cambia ed evolve. Anche in politica. Ora però devo lasciarla».
Paolo Calia
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Ultimo aggiornamento: 13 Febbraio, 15:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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