LO SCONTRO
ROMA Che fossero su binari diversi, era noto. D'altronde da subito

Giovedì 19 Luglio 2018
LO SCONTRO
ROMA Che fossero su binari diversi, era noto. D'altronde da subito Confindustria ha fatto presente che il decreto Dignità non andava bene. In ogni caso il confronto era rimasto sempre a livello di normale dialettica: era stato così - nonostante qualche velata minaccia di uscite delle aziende pubbliche dal sistema confindustriale - anche qualche sera fa in un faccia a faccia televisivo tra il ministro Luigi Di Maio e il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. Invece ieri il binario è diventato unico e i treni si sono violentemente scontrati. Confindustria, con l'audizione del direttore generale Marcella Panucci in commissione alla Camera, ci è andata giù pesante: per la reintroduzione delle causali, gli effetti del provvedimento - ha detto - saranno peggiori delle stime di Inps e Rgs che indicano 8.000 contratti persi all'anno; le nuove regole sulle delocalizzazioni sono «poco chiare e punitive» perché colpiscono non solo le delocalizzazioni «selvagge» ma anche quelle «buone»; la lotta alla ludopatia è condivisibile «ma il divieto assoluto della pubblicità ci sembra eccessivo». Insomma una bocciatura a tutto tondo. Che ha fatto infuriare il ministro del Lavoro e dello Sviluppo, Di Maio: «Fanno terrorismo psicologico. Confindustria è la stessa che gridava alla catastrofe se avesse vinto il no al Referendum, poi sappiamo come è finita» . E ancora: «Una cosa è totalmente sbagliata: che Confindustria difenda il gioco dazzardo e la sua pubblicità dopo tutto il male che ha fatto a tanti padri e madri di famiglia ma anche ai bambini perché un minore su 2 in Italia gioca dazzardo».
Toni durissimi che fanno prevedere l'interruzione di qualunque residuale contatto tra l'associazione di viale dell'Astronomia e il ministero di via Veneto. Tant'è che nel pomeriggio entra in campo il premier con la divisa di pompiere: «Confindustria fa la sua parte, ma secondo me fraintende. Leggendo con attenzione il decreto dignità non hanno nulla da temere. Non abbiamo abolito la possibilità di stipulare i contratti a tempo determinato, quindi se si dovessero usare toni allarmistici sarebbe assolutamente improprio». E poi ricorda le promesse sul taglio del costo del lavoro per i contratti stabili.
I TIMORI
In realtà Confindustria più di una volta - e lo ha ribadito anche ieri - ha detto di condividere la lotta al precariato. Ma considera sbagliata «la brusca retromarcia» innestata dal dl Dignità rispetto alle attuali norme che regolano assunzioni e licenziamenti. Più che la riduzione della durata massima dei contratti a termine da 36 a 24 mesi - ha spiegato Panucci - preoccupa la reintroduzione delle causali per i rinnovi e le proroghe dei contratti superiori a un anno. Esporrà le imprese «allimprevedibilità di un'eventuale contenzioso» e questo di fatto finirà «per limitare a 12 mesi la durata ordinaria del contratto a tempo determinato, generando potenziali effetti negativi sulloccupazione oltre quelli stimati nella Relazione tecnica al decreto». Invece «le riforme degli anni scorsi - ha ricordato Panucci - avevano contribuito ad abbattere le cause di lavoro sui contratti a termine, passate da oltre 8.000 nel 2012 a 1.250 nel 2016». Molte le critiche anche sull'aumento dell'indennizzo in caso di licenziamenti illegittimi: «Rischia di scoraggiare le assunzioni a tempo indeterminato». Lamentazioni che i vertici di viale dell'Astronomia hanno raccolto in tutte le organizzazioni territoriali. Comprese quelle del Nord, dove la Lega ha fatto il pieno di consensi. E proprio sulla Lega adesso Confindustria punta per limare i danni del decreto. Una palla che Di Maio però ha già intercettato, e che ha intenzione di parare concedendo qualcosa agli alleati: la norma che reintroduce i voucher. Gi.Fr.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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