Lega e M5S, patto vicino: ticket Bongiorno-Fraccaro L'allarme di Forza Italia `

Martedì 20 Marzo 2018
Lega e M5S, patto vicino: ticket Bongiorno-Fraccaro L'allarme di Forza Italia `
LA GIORNATA
ROMA Segnali di accelerazione di un accordo tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Spartizione delle Camere «nel rispetto del voto degli italiani» anche in riferimento alle aree territoriali visto che, spiegano i leghisti, «noi siamo il partito più grande al Nord, M5s al Sud», una possibile figura di garanzia al governo e un programma ben preciso. Il ticket sarebbe Bongiorno al Senato e Fraccaro alla Camera. «Vedremo se i frutti arrivano subito o tra qualche mese», sussurra un esponente del Carroccio riferendosi alla possibilità che comunque si vada al voto in tempi non lunghi.
I CONTATTI
Silvio Berlusconi resta per ora alla finestra, si tiene lontano dalle trattative, ha sentito al telefono l'alleato. Salvini lo ha rassicurato: «Non intendo rompere l'alleanza, mi muovo all'interno del centrodestra». Il leader della Lega non ha escluso nulla ma allo stesso tempo non ha dato garanzie a FI sulla partita del Senato. Berlusconi vedrà Salvini insieme a Giorgia Meloni domani a Roma, aspetta di capire se il tentativo del lumberd andrà in porto. Ma al momento non ha intenzione di far saltare il tavolo. Consapevole che anche i consiglieri regionali di Lombardia, Veneto e Liguria non abbiano alcuna voglia di far saltare tutto. L'ex presidente è amareggiato. «Dovunque vada la gente mi esprime affetto ma mi ha votato solo uno su dieci», si è sfogato sabato al matrimonio dell'azzurra Polidori in Umbria. Non esclude una nuova campagna elettorale, in ogni caso guarda alle Europee dove «saremo più forti della Lega». Per ora però non ha carte da giocare. Anzi teme lo shopping parlamentare, con i leghisti pronti ad assorbire deputati e senatori alla causa di un governo.
L'amarezza del Cavaliere, espressa anche alla consueta riunione di famiglia ad Arcore, però, non lo porta a pianificare piani di battaglia. «Vedremo i programmi», ha risposto l'ex premier a chi fa recapitare le proprie preoccupazioni a villa San Martino per l'asse Lega-M5s. Non una chiusura netta, quindi. Nessuna barricata. Una sorta di retromarcia rispetto ad una settimana fa quando il Cavaliere aveva avallato solo l'ipotesi di un sostegno dem e sottolineato di aver aperto ai Cinque stelle «per buttarli fuori». «L'obiettivo ha spiegato ai suoi deve essere la governabilità. Se ci saranno punti di convergenza bene, altrimenti non se ne fa nulla». L'ala moderata di FI però è sempre più in subbuglio. L'eventuale nomina della Bongiorno al Senato verrebbe digerita dai vertici, in quanto figura garantista e vicina a Ghedini, meno dal gruppo parlamentare. «Se tagliano fuori Romani vuol dire che saremo superflui. Ma in quel caso ci terremmo le mani libere», spiegano i berluscones. Meloni è pronta a rilanciare il piano di Salvini alla presidenza del Senato ma in questo momento è più vicina alle posizioni del Cavaliere. «Se fai un governo con M5S noi non ci staremo», il refrain della presidente di Fdi. «Per me non esistono solo M5S o le sigle ma tutti quelli che vogliono dare un segnale al Paese», è stata la risposta del giovane Matteo.
I TEMI
Salvini intende rilanciare sui temi illustrati in campagna elettorale. «Fa fede il programma», la rassicurazione che darà a Berlusconi e Meloni. «Siamo ancora in una fase interlocutoria», sottolinea Siri, il consigliere di Salvini. Berlusconi però confida ancora in Mattarella, vorrebbe riproporre nel giro delle consultazioni al Colle la tesi delle larghe intese, spinto anche da Gianni Letta a non rinunciare a un'intesa con i dem offrendo loro una Camera. Salvini è contrario e il vertice di domani dovrebbe servire anche a definire una linea univoca da illustrare al presidente della Repubblica. «Se Berlusconi si mette di traverso perde tutto il gruppo parlamentare», la minaccia dei leghisti che fanno notare come termine di paragone quello che è successo nella scorsa legislatura. «Anche quelli di Forza Italia sostiene Salvini con i suoi hanno capito che ormai è ora di voltare pagina. Non è più tempo di manovrine sotto banco o di formule strane». Il piano B di Salvini è quello di riproporre il nome di Giorgetti alla presidenza della Camera. Già domani in ogni caso il segretario del Carroccio dovrebbe mettere le carte sul tavolo. Facendo una proposta ufficiale di un nome leghista dopo che nei giorni scorsi il Movimento 5Stelle ha chiesto espressamente Montecitorio. «Siamo disposti ha sostenuto ieri Salvini - a ragionare e a confrontarci con tutti sul programma, non sulle presidenze o sui vicesegretari, perché vogliamo che il parlamento cominci a lavorare il più presto possibile». Il partito di via Bellerio ha alzato l'asticella: «Di questo passo siamo destinati a scomparire», si lamenta più di un esponente azzurro.
Emilio Pucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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