La pasionaria dei venetisti indagati «Non siamo italiani: niente tasse»

Giovedì 1 Dicembre 2016
La pasionaria dei venetisti indagati «Non siamo italiani: niente tasse»
Era accaduto un vero parapiglia, il 23 settembre scorso, quando una pattuglia della Finanza di Schio aveva effettuato un accesso in un esercizio commerciale di Malo per controllare gli scontrini fiscali. Ai due uomini in divisa era stata rifiutata l'esibizione dei documenti di identità ed era stato chiesto addirittura di mostrare i loro documenti privati, non considerando validi quelli di servizio. Il tutto era stato filmato, minacciando di provocare l'intervento di carabinieri e appartenenti alla Gdf propri amici e contrastando così per lungo tempo le operazioni. Qualche mese prima, il 20 marzo, in una pizzeria di Trissino, sempre in provincia di Vicenza, si era svolta una scena simile, ma con altri protagonisti che avevano poi inserito la ripresa video in rete, accompagnandola con frasi ritenute offensive nei confronti dei militari della Tenenza di Arzignano.
Attorno a questi due episodi, assieme a qualche decina di incontri finalizzati a promuovere la resistenza anti-fisco in Veneto, ruota l'inchiesta della Procura di Vicenza che ha portato a un autentico blitz. Diciannove le persone indagate, che hanno ricevuto la visita di poliziotti, carabinieri e finanzieri, intenti a cercare nelle loro abitazioni la prova dell'esistenza di un'organizzazione sorta per contrastare l'Erario. Poco importa se i mezzi utilizzati erano soprattutto informativi e di resistenza pacifica, secondo il procuratore Antonino Cappelleri ci sono elementi a sufficienza per contestare il reato di associazione per delinquere e la violazione di una legge del 1947 che punisce con pene fino a cinque anni di carcere chi ritarda o impedisce il pagamento delle imposte.
Nell'elenco degli indagati troviamo innanzitutto due trevigiani, Teresina Zorzi di Asolo e Luigi Arriccio di Castelcucco. In provincia di Verona c'è Patrizia Badii, fiorentina di Scandicci che abita a Verona e che è diventata l'ispiratrice della protesta, nonostante alcuni anni fa sia finita in carcere per la riedizione del tanko a fini secessionisti. Con lei un altro scaligero, Flavio Resentera di Badia Calavena. La maggioranza è però costituita da vicentini: Marco Caltran e Moreno Rigo di Montecchio Maggiore; Francesco Cichellero di Valli del Pasubio, Silvano Santini, Costantino Neresini e Vittorio Angelo Perin di Valdagno, Enrico Carraro di Longare, Erica Scandian di Malo, Orazio Scavazzon di Marostica; i vicentini Maurizio Bedin, Massimo Panarotto e Gabriele Marco Perucca Orfei di Vicenza; Maurizio Tregnago di Cornedo, Ruggero Peretti e Katia Sanson di Arzignano.
Ed è proprio Patrizia Badii a respingere le accuse, facendo riferimento al Comitato di liberazione nazionale Veneto e all'Autorità nazionale veneta: Il Clnv è un soggetto di diritto internazionale, che deve subire l'asservimento da parte dello stato Occupante italiano. Abbiamo chiesto il riconoscimento in base al diritto all'autodeterminazione dei popoli stabilito dal Patto di New York relativo ai diritti civili e politici, ratificato dall'Italia nel 1977. Ma non dovreste pagare anche voi le tasse? Se fossimo cittadini italiani, ma non lo siamo. Anzi, abbiamo il diritto di trattenerci i soldi dello stato occupante.
La Procura la vede in modo opposto. La rivolta dei venetisti contro il Fisco fa riferimento a due comitati di liberazione, uno della Badii, un altro di Ruggero Peretti. Secondo la Digos il doppio Clnv ha svolto una attività illecita dotata di uffici destinati a fornire consigli e tutela a chi volesse evadere l'obbligo tributario e si è avvalso di formazioni stabilizzate di persone (i cosiddetti gruppi di intervento rapido) destinate a effettuare azioni di resistenza durante gli accertamenti tributari dell'autorità.
Nel decreto di sequestro si fa riferimento a molti incontri avvenuti nel 2016, tra l'altro a Zugliano, Valdagno, Pieve di Soligo, Mira, Castelfranco Veneto, Vittorio Veneto, Campolongo Maggiore, Quero, Caldiero, Gaiarine, Marano Vicentino, Valli del Pasubio, Oderzo, Villa del Conte, Velo d'Astico e Brugnera (in Friuli). I risultati venivano riversati nei siti www.clnveneto.ch (della Badii) e www.clnveneto.org (di Peretti), nonché su facebook. Il sostegno operativo si attuava con l'offerta di assistenza professionale a sostegno delle decisioni di disobbedienza, appoggiata a gruppi di pressione organizzati (denominati gruppi di intervento rapido coordinati dalla Badii) e a centri di raccolta presso i quali recarsi per aderire e domandare tutela. Questi ultimi erano localizzati a Malo (presso lo studio Scandian), Valli del Pasubio, Vicenza, Trissino, Arzignano, Montecchio Maggiore e a casa della Badii, battezzata tutela gens venete).
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