LA NOTTATA
ROMA La legislatura dipenderà dalla tenuta del centrodestra.

Mercoledì 14 Marzo 2018
LA NOTTATA
ROMA La legislatura dipenderà dalla tenuta del centrodestra. Se si rompe la coalizione, può partire una slavina che si fermerà magari col passare del tempo a un governo M5S-Lega con legge elettorale maggioritaria e voto subito in un nuovo schema bipolare: io contro di te, e vediamo chi vince. Scenario possibile? Tutto sembra possibile. Ma un punto fermo, almeno uno, già c'è: «Governo con i 5 stelle? Di sicuro mai un governo con il Pd», dice Salvini in giornata. E questo non diventa un buon viatico per il vertice serale con Berlusconi e Meloni a Palazzo Grazioli. La delicatezza dell'incontro è ben presente a tutti e tre i protagonisti. Il primo ad arrivare è Salvini, e Berlusconi lo accoglie così, sorridendo: «Qui il padrone di casa sono io, ma il padrone della casa del centrodestra ormai sei tu». Uno scherzo, ma anche la realtà. Il che non significa che Berlusconi possa rinunciare - oltre che a esprimere il premier, visto che i numeri dicono Salvini pur non essendo numeri sufficienti - anche ad avere per un forzista alla presidenza del Senato. «Non hai vinto da solo, Matteo, ma abbiamo vinto tutti insieme e il 14 per cento di Forza Italia è parte essenziale del 37 della coalizione», dice il Cavaliere al suo ospite.
LE COMITIVE
Si arriva subito al punto nel salotto di Grazioli, dove Salvini si è fatto accompagnare da Giorgetti, Meloni da La Russa e Berlusconi li accoglie in compagnia non di Gianni Letta ma di Licia Ronzulli e Niccolò Ghedini: due abituati a parlare e a capirsi con il capo del Carroccio. «Se tu - dice Berlusconi a Salvini - fai i tuoi accordi per la presidenza delle Camere con i 5 stelle, la coalizione salta. Noi siamo leali con te, e tu non puoi fare esclusivamente l'interesse della Lega sulle presidenza delle Camere, spartendotele con Di Maio». Anche Meloni dice più o meno così. Salvini obietta: «Io non ho avviato nessun accordo con i grillini. Non devi credere, Presidente, alle cose false che vengono messe in giro». Ma le antenne forziste hanno captato contatti sospetti tra i due campi. Pur di rompere l'asse tra Lega e M5S, e di non mischiare voti del centrodestra e voti grillini, Berlusconi alla doppietta Giorgetti-Toninelli contrappone questo schema e lo propone all'alleato-avversario: «Votiamo tutti Giorgetti alla Camera, e io mi opero per far arrivare su di lui voti anche esterni alla coalizione, e votiamo tutti Romani a Palazzo Madama, dove bastano i nostri voti». Anche la Meloni non approva il gioco di sponda con i grillini e dice a Salvini: «Non puoi giocare due ruoli. Uno interno alla coalizione, per Palazzo Chigi, e uno per i fatti tuoi, sulle Camere».
Devono stare tutti insieme, ma le diffidenze - Salvini teme gli abboccamenti tra Berlusconi e il Pd - sono difficili da dissimulare. «Era opportuno andare a Bruxelles e dire quelle cose che hai detto oggi contro l'Europa?», chiedono i forzisti a Salvini, che ai loro occhi già sembra impegnato in una nuova campagna elettorale. Il capo leghista vuole votare al più presto, e Silvio no. Ed è anche convinto che Salvini voglia stare all'opposizione di qualunque governo possibile, di scopo o quel che sia, lucrando consensi ai danni di Forza Italia per poi incassarli nel voto magari già il prossimo autunno.
Oggi Berlusconi vede a pranzo lo stato maggiore forzista, e poi presenta a Montecitorio i nuovi eletti del suo partito. E non può presentarsi al doppio appuntamento senza aver ammansito, almeno un po' Salvini.
Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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