La memoria dell'ultimo board: «Il 25 giugno 2017 era solvibile»

Venerdì 20 Aprile 2018
IL DOCUMENTO
dal nostro inviato
TREVISO La posizione era già chiara: «Ad avviso dei cessati amministratori, non può essere dichiarata l'insolvenza di Veneto Banca, riferita al 25 giugno 2017». Ma dalla memoria depositata in vista dell'udienza di ieri, emergono i motivi su cui l'ultimo Consiglio di amministrazione fonda la sua tesi. Tre argomentazioni che sostengono «l'assenza di elementi che indichino l'esistenza di un'incapienza patrimoniale anche in una prospettiva di liquidazione».
LE CIRCOSTANZE
Secondo la relazione firmata dagli avvocati Lorenzo Stanghellini e Paolo Gnignati per conto del Cda presieduto da Massimo Lanza, dalle risultanze degli atti emergono tre circostanze cruciali. La prima: «Alla data dell'emanazione del provvedimento di liquidazione coatta amministrativa, Veneto Banca disponeva di un ampio patrimonio netto positivo». La seconda: «Non vi sono elementi che inducano a ritenere che il patrimonio di Veneto Banca sarebbe stato insufficiente qualora si fosse proceduto a una sua liquidazione in assenza di un aiuto di Stato». La terza: «Gli effetti delle (legittime e sovrane) scelte pubbliche compiute in sede europea e dal legislatore italiano, in vista della protezione di interessi certamente meritevoli di tutela ma estranei alla valutazione del patrimonio sociale, non possono contribuire, né in alcun modo rilevano, nella valutazione della sussistenza dello stato di insolvenza di Veneto Banca alla data del 25 giugno 2017. Pertanto secondo il vecchio board non emergono «elementi idonei a dimostrare il fatto che Veneto Banca, al momento dell'avvio della liquidazione coatta amministrativa, si trovasse in una situazione d'insolvenza».
I DATI
A questa conclusione i legali degli ex amministratori arrivano per via contabile. Per esempio la liquidità, mantenuta per tutto il 2017 sopra il Liquidity coverage ratio dell'80%: «Una banca che rispetta i requisiti prudenziali di Lcr, come Veneto Banca, è per definizione solvibile». E poi la situazione patrimoniale: il patrimonio netto positivo di 1,666 miliardi di euro «è un dato non controvertibile», compatibile con un «rischio di dissesto», nozione che però «non coincide con quella di insolvenza».
A.Pe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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