LA MAPPA
ROMA In regola con il fisco? Solo uno su due. Anzi, anche meno. Gli

Venerdì 24 Novembre 2017
LA MAPPA
ROMA In regola con il fisco? Solo uno su due. Anzi, anche meno. Gli studi di settore non sono più uno strumento di accertamento e fanno meno paura che in passato ma restano un elemento utile per farsi un'idea dell'indice di fedeltà dei contribuenti (commercianti, artigiani, professionisti e piccole imprese) non sottoposti a ritenuta alla fonte. Così dalle analisi statistiche riferite al 2016 si scopre che barbieri e parrucchieri risultano in testa nella classifica delle categorie che dichiarano meno di quanto dovrebbero, sulla base di una stima del volume di affari. Il loro indice di congruità è molto basso (il 45%) e questo vuol dire che nel 55% dei casi vengono dichiarati ricavi troppo bassi rispetto a quanto ci si aspetterebbe.
I PARAMETRI
Tuttavia, subito dopo aver ricevuto la tirata d'orecchie del fisco, i professionisti delle acconciature si rimettono in riga facendo salire l'indice di congruità al 64,28%. Guarda caso proprio la percentuale media della fedeltà fiscale dei 3,3 milioni di contribuenti sottoposti a questi strumenti statistici. Come a dire che più o meno due esercenti o professionisti su tre sono naturalmente in linea con le pretese del fisco, mentre gli altri fanno i furbi o fanno errori al momento di compilare la dichiarazione. La storia raccontata dalle tabelle elaborate dall'Agenzia delle Entrate traccia sicuramente una mappa delle irregolarità. Nella quale, appunto, barbieri, lavanderie ma anche fiorai risultano i meno in regola e gli amministratori di condominio, seguiti a ruota dai notai (che sfiorano i 600 mila euro di ricavo lordo anno) sono quelli più fedeli ai calcoli del fisco. La congruità è il principale parametro degli studi di settore: chi non lo rispetta ha dichiarato ricavi o compensi troppo bassi, fuori dalla razionalità economica del proprio settore. L'erario consente di adeguarsi in dichiarazione, così la soglia sale alla fine al 71,8%. Ma il dato va letto anche al contrario e c'è un 28,2% di contribuenti irriducibili, in pratica quasi un milione di posizioni, che non ne vuole proprio sapere di adeguarsi e sfida il fisco ad un accertamento. Si tratta di una quota che cambia anche a seconda delle categorie considerate.
I SERVIZI
Nel settore dei servizi, delle piccole manifatture e del commercio questa percentuale supera il 30% ed è rispettivamente al 31,9%, 31,7% e 31,4% dei contribuenti. Altre percentuali possono invece sfoggiare i professionisti: il 78% è da subito congruo e la percentuale sale all'85% con l'adeguamento in dichiarazione. Gli irriducibili, quindi, sono in questo caso il 15%. C'è poi chi ha una percentuale meno evidente di irregolarità per i ricavi dichiarati ma che comunque, in base alle statistiche, non convince il fisco. È il settore delle discoteche, i night club e le scuole di danza: per il fisco nel 95% dei casi, ed è un record, dichiara dati non coerenti. Come dire: ad esempio, troppi dipendenti rispetto al numero di biglietti staccati e poche serate per i ricavi indicati. Lo spaccato dell'Agenzia delle Entrate fotografa, naturalmente, anche le categorie che appaiono più rispettose dei calcoli del fisco. Sono gli amministratori di condominio e i notai. Dopo di loro i laboratori di analisi che, alla fine, nel 74% dei casi hanno ricavi allineati con le tabelle dell'erario.
Michele Di Branco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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