LA GIORNATA
ROMA L'ennesima giornata politica sull'ottovolante, tutta giocata

Venerdì 20 Aprile 2018
LA GIORNATA
ROMA L'ennesima giornata politica sull'ottovolante, tutta giocata sulla possibilità di novità sul fronte di un governo M5S-centrodestra, è finita con una doccia fredda.
In realtà Luigi Di Maio alla guida della delegazione M5S si è presentato alle 18 a palazzo Giustiniani, convocato dall'esploratrice Elisabetta Alberti Casellati, con una mini-proposta («Abbiamo certi limiti», ha spiegato più volte Luigi Di Maio). La proposta è: avviare un governo con la Lega con l'appoggio esterno di Forza Italia e Fratelli d'Italia su un programma e su ministri concordati solo tra Lega e 5 Stelle. «Certo non posso impedire a nessuno di dare l'appoggio esterno», si è quasi giustificato Di Maio.
Ma fatta questa concessione ultra formale e persino lapalissiana, il leader M5S è rimasto sulle sue. Tanto da potersi anche permettere il lusso di mostrare orgoglio di partito: «Ma noi siamo i Cinquestelle», ha esclamato a un certo punto quasi a dire che dialogare va bene ma non al punto di snaturare un partito che sulla scelta di non fare coalizioni ha costruito le sue fortune.
«Se poi mi si chiede di sedermi a un tavolo con tre forze politiche per concordare un programma di governo e personalità che vengono dalle singole forze politiche voi capirete che è molto complicato per noi digerire questo scenario», ha detto Di Maio scandendo le parole una a una.
Tantomeno se questo scenario dovesse prevedere un suo passo indietro, la condizione posta da Forza Italia per sostenere un eventuale accordo con M5S. «Ma è evidente che un governo a guida pentastellata non potrebbe avere l'appoggio né esterno, né interno, di Forza Italia o di Fratelli d'Italia», ha specificato Giovanni Toti, presidente forzista della Liguria, non appena Di Maio ha smesso di parlare in tivvù.
I DANNI
Come se non bastasse, la replica ufficiale di Forza Italia è stata ancor più raggelante arrivando ad accusare i pentastellati di danneggiare gli italiani. «Il supplemento di veto pronunciato dal M5S dimostra il rifiuto di formare un governo - si legge nel comunicato di FI - Si tratta dell'ennesima prova di immaturità consumata a danno degli italiani».
Insomma la giornata è finita con un ritorno al muro contro muro mentre per tutto il pomeriggio si era parlato di una possibile novità positiva per le trattative M5S-Centrodestra. Ad innescare le attese era stato lo stesso leader della Lega Matteo Salvini. «Ci sono dei segnali di novità dal M5S, confidiamo in quel che dirà Di Maio», aveva annunciato il segretario della Lega lasciando Palazzo Giustiniani dove aveva incontrato assieme a Berlusconi e Meloni, la presidente del Senato.
In serata il segretario del Carroccio aveva ben altro tono: «Gli italiani hanno scelto di premiare l'interno centrodestra, non solo la Lega. Non è che il governo lo fai solo con la Lega».
Durante un comizio elettorale in Molise, infine, Salvini è stato molto netto: «Secondo me c'è qualcuno che tifa per far saltare un accordo politico e inventarsi l'ennesimo governo tecnico che poi spenna gli italiani». E ancora: «Pur di non perdere altro tempo mi metto in campo direttamente io. E poi o la va o la spacca». «Io - ha assicurato - sto cercando di mettere d'accordo tutti, ma se non si muove nulla il governo lo metto in piedi io. E se non ce la facciamo si va alle urne».
Tutto lascia credere che i telefoni fra gli emissari della Lega e del M5S siano stati roventi per tutta la notte. Stamani la presidente Casellati riferirà al Capo dello Stato. Ieri sera fra gli osservatori era diffusa la convinzione di una prossima convocazione al Quirinale del presidente della Camera, Roberto Fico, con l'incarico di esplorare la possibilità di una intesa fra M5S e Pd. In fondo, ogni giorno ha la sua pena.
Diodato Pirone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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