LA DECISIONE
PORDENONE A Pordenone tramonta l'ipotesi di un dormitorio gestito

Domenica 19 Novembre 2017
LA DECISIONE
PORDENONE A Pordenone tramonta l'ipotesi di un dormitorio gestito dalla Croce rossa, mentre sono una settantina i migranti che dormono all'addiaccio. A mandare definitivamente in soffitta il progetto portato avanti dalla Cri negli ultimi mesi è stato il tavolo riunitosi giovedì in Prefettura, al quale hanno preso parte - oltre al prefetto Maria Rosaria Laganà - il sindaco Alessandro Ciriani e il presidente della Croce rossa Giovanni Antonaglia. La soluzione del dormitorio è stata definita «non percorribile»: a prevalere è stata la tesi dell'amministrazione comunale, secondo la quale un dormitorio avrebbe l'effetto di richiamare in città altri migranti, provenienti magari da città come Gorizia, dove vivono in condizioni ancora più precarie.
LA SITUAZIONE
Attualmente sono una settantina le persone che dormono all'addiaccio, in ripari di fortuna, fra gli androni dei palazzi e la zona industriale della Comina. Per la stragrande maggioranza si tratta di richiedenti asilo che attendono di entrare nell'hub della ex caserma Monti: un'attesa che tuttavia si protrae da settimane, dal momento che il turn over è bloccato dalla mancanza di posti nel sistema dell'accoglienza diffusa. Accanto a questi, pochi casi di stranieri usciti per varie ragioni dal progetto di accoglienza o, come nel caso del 40enne di origine indiana trovato morto una decina di giorni fa in un parcheggio multipiano, di persone arrivate in Italia da tempo, che con la perdita del lavoro hanno perso anche il permesso di soggiorno e dunque hanno ricevuto un decreto di espulsione. A tutti la Croce rossa fornisce quotidianamente il pasto serale. Poi, per la notte, la maggioranza dei migranti resta nei dintorni della caserma Monti, dormendo nel vicino fossato, al riparo di un telo di nylon, nell'area esterna del vicino Centro islamico o in altri rifugi di fortuna.
L'IMPEGNO
Proprio per rimediare a questa situazione la Croce rossa si è impegnata, alcuni mesi fa, nella ricerca di una struttura. La prima soluzione individuata, un immobile vicino al centro, si è scontrata con l'opposizione dei residenti e dell'amministrazione comunale e così, lo scorso luglio, la Prefettura ha invitato la Cri a cercare un'alternativa. In un mese si è così trovato lo spazio per realizzare la mensa, mentre la ricerca di un edificio da adibire a dormitorio ha dovuto fare i conti, da un lato, con il veto dell'amministrazione pordenonese, e dall'altro con l'indisponibilità dei Comuni contermini. Giovedì, in Prefettura, la definitiva bocciatura del progetto: la soluzione va cercata, si è detto, nel sistema dell'accoglienza diffusa, che tuttavia fatica a rispettare le quote previste dal patto Anci-Ministero: in città sono infatti oltre 400 i richiedenti asilo sistemati in strutture e appartamenti, a fronte dei poco più di 200 previsti.
Lara Zani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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