«Io, disabile come lui, continuerò la sua battaglia per i nostri diritti»

Venerdì 13 Ottobre 2017
«Io, disabile come lui, continuerò la sua battaglia per i nostri diritti»
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Non c'è molto da aggiungere di fronte ad una scelta, condivisibile o no, ma ponderata e motivata da un lungo memoriale lasciato ai posteri come eredità morale e spirituale di un'esistenza che con un groppo in gola non posso fare a meno di confrontare con la mia. Anch'io completamente paralizzato dal collo in giù a seguito di un incidente stradale non ho voluto lasciare che il destino mi privasse della possibilità di avere una vita sociale piena ed impegnata, oggi sono Consigliere Comunale del mio paese ( Ponte di Piave) e anima attiva di alcune associazioni di volontariato. Ho colto nelle ultime parole di Loris, quando scrive che «il suo tempo è terminato», la volontà di passare il testimone di questa battaglia a chi gli è sopravvissuto e avrà la forza di continuarla. Una battaglia di civiltà, i cui principi perseguiti sono sanciti da quella che potremmo definire la nostra Carta Costituzionale, ovvero la Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità recepita dal Parlamento Italiano il 3 marzo del 2009.
Nel tempo questi principi sono stati recepiti attraverso la stesura di leggi nazionali che articolo dopo articolo hanno declinato una serie di diritti per certi versi anche innovativi dal punto di vista sociale, salvo poi veder vanificata questa fiera delle buone intenzioni da un'ultima inesorabile clausola che prevedeva la loro attuazione ad invarianza finanziaria, ovvero senza lo stanziamento di alcuna risorsa per renderle operative. Nonostante questo qualcuno deve raccogliere quel testimone e continuare quella battaglia, alla cui partecipazione non ho alcuna intenzione di esimermi, perché la disabilità non è una condizione che va ostentata, ma neppure esorcizzata, è un vestito che la sorte ti getta addosso senza prenderti le misure e che giorno dopo giorno devi abituarti ad indossare anche se non è della tua taglia. La disabilità è democratica e trasversale poiché colpisce senza distinzione di classe, credo politico, razza o religione, e non è neppure una condizione cronica come erroneamente si crede, poiché pure una frattura o un delicato intervento chirurgico che rendano provvisoriamente una persona impossibilitata a deambulare o a provvedere a funzioni personali quali l'alimentazione, l'idratazione o l'igiene personale, sono sinonimi di una disabilità anche se temporanea.
Tuttavia quello che le leggi, anche se finanziate, difficilmente riescono ancora a rimuovere sono le barriere culturali che troppo spesso impediscono l'inclusione sociale di noi persone disabili, la nostra possibilità di autodeterminarci, di realizzarci professionalmente ma soprattutto di essere partecipi di quelle istituzioni che troppo spesso decidono di noi. Il testamento di Loris include anche la pesante eredità di giungere finalmente ad una legge sul testamento biologico e sul fine vita, una legge che ponga fine a questo tragico turismo di morte verso la Svizzera, e sicuramente la sua vicenda per alcuni giorni alimenterà le immancabili discussioni sull' opportunità di legalizzare l'eutanasia. Eppure per dare a Loris la giusta dignità, quella che noi ora piangiamo non deve essere solamente la scomparsa di una persona alla quale non siamo riusciti a dare un sufficiente aiuto nell'indossare quel vestito troppo stretto che la sorte gli aveva gettato addosso, ma di una persona impegnata politicamente e socialmente, e che probabilmente ha deciso che il suo tempo era finito proprio quando ha capito di non poter più ricoprire quel ruolo all'interno della sua comunità. In un ipotetico Consiglio Comunale probabilmente io Loris non saremmo stati seduti sui banchi della medesima forza politica, ma ad addolorarmi in questo momento, non è la sua morte seppur premeditata, quale collega disabile, ma la perdita di un componente attivo e propositivo della nostra società. Forse è giunto il momento di lottare per una legge che stabilisca oltre alla parità di genere anche quella di condizione.
Daniele Furlan

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