IL RETROSCENA
BRUXELLES Matteo Salvini, a sua insaputa e questa volta senza volerlo,

Lunedì 25 Giugno 2018
IL RETROSCENA
BRUXELLES Matteo Salvini, a sua insaputa e questa volta senza volerlo, ha agitato anche il summit sui migranti. A evocare il leader leghista è stato il presidente francese. Seduto accanto a Giuseppe Conte, appena il premier italiano ha finito di esporre la proposta italiana, Emmanuel Macron ha preso la parola: «Dobbiamo guardare in faccia la realtà. Non è vero che l'Italia sta affrontando un'emergenza-migranti. Ciò è dimostrato dal fatto che gli sbarchi nel vostro Paese sono diminuiti in un anno dell'80 per cento. Il vero problema è politico, è la presenza nel governo di un populista nel ruolo di ministro dell'interno». Un leader che come la Lepen «vuole sfruttare e cavalcare la paura della gente. È lui che soffia sul fuoco». Un intervento descritto dall'entourage di Conte, al debutto in un summit europeo, «molto diretto e ruvido».
LA REPLICA
Il premier italiano, secondo quanto è filtrato dalle stanze di palazzo Berlaymont, ha risposto poco dopo al presidente francese: «Caro Macron, ti sbagli. Tra noi non c'è divisione. La posizione di Salvini, che usa a volte toni che possono apparire fragorosi, è anche la mia e del Movimento 5Stelle. Il governo italiano è unito, compatto, determinato. Sui migranti parliamo tutti la stessa lingua e abbiamo l'identica posizione».
Nel vertice Conte ha adottato poi quella che i suoi chiamano «tecnica del disco rotto»: ripetere sempre la stessa cosa, l'identico slogan scandito prima al G7 del Canada e poi nei bilaterali con Macron e Angela Merkel: «Il problema delle migrazioni non è italiano, è europeo. Chi sbarca in Italia sbarca in Europa». Da qui discende, secondo la strategia di Conte, il superamento di fatto del regolamento di Dublino, quel trattato che impone al Paese di prima accoglienza (Italia, Spagna, Grecia, etc.) di tenersi i migranti sbarcati sul proprio territorio.
E anche la soluzione della questione che più sta a cuore ad Angela Merkel, presa alla gola dal suo ministro degli Interni, il bavarese Horst Seehofer: i movimenti secondari. Vale a dire, il passaggio degli immigrati dal Paese di primo approdo agli altri Stati europei del Nord.
Un fenomeno che Seehofer (e di riflesso la Merkel) vorrebbe risolvere rispedendo in Italia e negli altri Paesi mediterranei i migranti illegali. «Questa cosa qui non la permetteremmo mai, piuttosto chiudiamo anche noi le frontiere, come ha già fatto la Francia a Ventimiglia», ha fatto sapere Conte ai suoi, mentre nel summit si è limitato a dire: «Prima si parla dei movimenti primari, poi di quelli secondari». E subito dopo il premier ha respinto la proposta della Cancelliera di riprendersi i migranti sulla base di un accordo bilaterale, in cambio di un «mutuo beneficio».
DIFFICOLTÀ
Il piano di Conte, ché non ha strappato applausi né clamorose stroncature, è molto difficile da far digerire ai partner. Come difficile è far accettare il principio che chi salva i naufraghi in mare non deve per forza anche farsene carico: «L'obbligo di salvataggio non può diventare anche l'obbligo ad accogliere e a esaminare le domande di asilo. La responsabilità sui naufraghi deve essere europea». Tant'è, che qualche leader ascoltando il premier italiano ha scambiato occhiate di sorpresa o di disappunto. Come dire: «Cosa viene a proporci questo debuttante? Non sa che gran parte delle proposte non saranno mai accolte?!».
Ed è vero. Il piano lanciato da Conte serve però ad alzare e a piantare una bandiera. A mettere agli atti una posizione negoziale. «Noi gettiamo sul tavolo le nostre idee», dicono nell'entourage del premier, «e certo non speriamo di incassare risultati adesso. C'è tempo. Anche un anno. Rispetto al passato però abbiamo molto più peso, hanno capito che in Italia la musica è cambiata, che abbiamo gli strumenti per farci ascoltare».
Quali? «C'è la possibilità di ridurre il finanziamento al bilancio comunitario... Di armi ce ne sono tante se sei determinato. L'Italia con questo governo non subisce più, saprà farsi ascoltare». Anche perché nel frattempo Salvini continuerà il suo cannoneggiamento. E non c'è più alcun fair play europeo da preservare: sui migranti l'unanimità (e dunque una decisione al Consiglio di giovedì) non è un obiettivo raggiungibile. La prova: Merkel cerca intese bilaterali.
Alberto Gentili
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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