IL CASO
VENEZIA La fuga di 240 migranti dall'ex base missilistica di Conetta

Domenica 19 Novembre 2017
IL CASO
VENEZIA La fuga di 240 migranti dall'ex base missilistica di Conetta di Cona, nel veneziano, diventa un caso politico. Non tanto per la protesta dei giovanotti che si lamentavano delle condizioni in cui si vive nella tendopoli, quando per la decisione di accogliere la loro richiesta di essere trasferiti altrove. I 240, dopo aver passato una prima notte nella chiesa di Codevigo e la successiva nei patronati di quattro parrocchie di Mira, sono stati infatti smistati in giro per il Veneto. Ed è così che il deputato di Scelta Civica, Enrico Zanetti, ha deciso di presentare una interrogazione al ministero dell'Interno.
LA PROTESTA
«Cedere alle richieste degli immigrati in marcia da Cona - dice l'onorevole Zanetti - è stato un gravissimo errore che determinerà in futuro problemi di ordine pubblico crescenti, perché è un precedente che spingerà gruppi di giovani stranieri non soltanto a moltiplicare questi comportamenti, ma anche a renderli più aggressivi per vedere fino a dove ci si può spingere». Di qui la decisione di presentare un'interrogazione al ministro dell'Interno «per capire chi ha preso questa decisione e a che livelli è stata discussa e concordata». «È singolare - scrive Zanetti nell'interrogazione - come una protesta organizzata e non improvvisata sia stata tollerata dagli organi dello Stato che invece di ristabilire le regole hanno consentito di infrangere la direttiva della prefettura che tra le varie cose detta l'obbligo di rientrare entro le ore 21 all'interno dell'hub per il pernottamento. La stessa prefettura di Venezia ha dichiarato che i migranti hanno libertà di movimento durante la giornata ma alle 21 devono rientrare, altrimenti dopo 48 ore di assenza salta il programma di accoglienza. Il non rientro equivale a rinuncia». In realtà in 240 sono stati trasferiti in altri centri del Veneto ed è qui che Zanetti insiste: «Chiedo di sapere come è stato possibile assecondare in modo diretto e pubblico le richieste dei migranti di non tornare al centro di accoglienza, quali responsabili e livelli istituzionali sono stati interessati nel processo che ha portato a questa decisione e quali iniziative il governo intende assumere per ristabilire la legalità».
LA REPLICA
Il prefetto di Venezia, Carlo Boffi, non si scompone, anche perché la decisione di smistare i profughi in fuga da Cona non è stata presa in laguna senza coperture superiori: «Avevo chiamato Roma». Di più: «Ho avuto indicazioni in merito - ha detto Boffi - e ne renderò conto a tempo debito nelle sedi opportune». E all'onorevole Zanetti cosa risponde? «Aspetto di vedere l'interrogazione».
LO STOP
Resta il fatto che i profughi usciti per partecipare alla marcia di protesta lungo la Romea non potranno rientrare a Cona. Ingresso vietato anche a quelli che, dopo essere stati smistati in vari centri del Veneto, hanno rifiutato le sistemazioni e adesso - ebbene sì - vorrebbero tornare a Conetta. Ma la cooperativa che gestisce il centro ha annullato i loro tesserini di riconoscimento e per rifarli dovrebbero chiederli alla prefettura.
Davide Tamiello
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci