IL CASO
ROMA Impronte, censimenti e anagrafe. Il primo a lanciare il piano è

Martedì 19 Giugno 2018
IL CASO
ROMA Impronte, censimenti e anagrafe. Il primo a lanciare il piano è stato, dieci anni fa, l'allora capo del Viminale Roberto Maroni, il grande nemico interno alla Lega di Matteo Salvini. Oggi il titolare dell'Interno rilancia: «Al Ministero mi sto facendo preparare un dossier sulla questione rom in Italia, perché dopo Maroni non si è fatto più nulla. Ed è il caos». Torna il leghista delle ruspe nei campi e dopo le tensioni in tema di immigrazione con l'alleato M5S cala il gelo. Il vicepremier Luigi Di Maio prende le distanze, il Guardasigilli Alfonso Bonafede mette in chiaro: «Censimento? No, sarà un monitoraggio accurato come è già avvenuto a Roma e Torino».
«SOLO UNA RICOGNIZIONE»
Salvini lancia la pietra e subito diventa una valanga. Così ingrana la marcia indietro. Nessuna schedatura, precisa, il progetto è «una ricognizione sui rom in Italia per vedere chi, come, quanti». Dunque, «rifacendo quello che fu definito il censimento, facciamo un'anagrafe». Con conseguenze immediate: gli stranieri irregolari andranno «espulsi» con accordi fra Stati, annuncia il ministro, «i rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa». Per il Pd l'idea «assomiglia paurosamente al censimento degli ebrei, avviato da Mussolini nel 1938». L'ex premier Paolo Gentiloni twitta: «Ieri i rifugiati, oggi i rom, domani le pistole per tutti. Quanto è faticoso essere cattivo». E per l'Unione delle Comunità ebraiche italiane «risveglia ricordi di leggi e misure razziste di appena 80 anni fa e tristemente sempre più dimenticate», come sottolinea in una nota Noemi Di Segni. «Non c'è ricerca del consenso, non c'è ansia di ordine pubblico che giustifichi la proposta inquietante di enucleare specifiche categorie sociali di cittadini, di censirli e di sottoporli a speciali politiche di sicurezza solo a loro riservate», avverte.
«Il ministro si dice stupito: «Qualcuno parla di shock. Perché? Io penso anche a quei poveri bambini educati al furto e all'illegalità». L'idea, assicura, non è un archivio occulto sulla presenza dei nomadi. «Non è nostra intenzione schedare o prendere le impronte digitali a nessuno. Intendiamo tutelare prima di tutto le migliaia di bambini cui non è permesso frequentare la scuola perché si preferisce introdurli alla delinquenza». Poi c'è l'aspetto economico, «vogliamo anche controllare come vengono spesi i milioni di euro che arrivano dai fondi europei». Lanciata l'operazione rom, Salvini cerca l'appoggio delle amministrazioni locali per gli sgomberi dei campi: «Mi metto a disposizione. Sono andato a Torino e ho incontrato il sindaco Appendino dei 5Stelle, entro la settimana andrò a Firenze a incontrare il sindaco Nardella del Pd, dove tra l'altro durante un inseguimento tra rom ci è andato di mezzo un ragazzo che ha perso la vita sul motorino». Giorgia Meloni, segretaria di Fratelli d'Italia, approva: «Il censimento dei rom va bene ma deve essere soltanto un primo passo. Se sei nomade devi nomadare, non puoi essere stanziale».
M5S CONTRO ORBAN
La solidarietà a Salvini finisce qui. Di Maio, che teme di essere fagocitato dalla Lega, si smarca: «Mi fa piacere che Salvini abbia smentito qualsiasi ipotesi di censimento registrazione o schedatura, se una cosa non è costituzionale non la si può fare». E precisa che il tema rom non è priorità del governo: «Lavoro da due settimane per i problemi degli italiani, che sono enormi. Bene occuparsi di immigrazione ma prima vengono i tanti italiani che non possono mangiare». I mugugni anti Salvini tra le fila grilline si alzano di intensità. Il presidente della camera Roberto Fico lancia un affondo trasversale sull'immigrazione, attaccando il leader ungherese Viktor Orban apprezzatissimo dal Carroccio: «Se Orban non vuole le quote deve essere multato». Insomma, tutti contro Salvini. La senatrice di FI Anna Maria Bernini avverte: «Chiediamo al governo di garantire il rispetto della legge senza fare discriminazioni».
Claudia Guasco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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