IL CASO
PADOVA L'accusa è precisa e circostanziata: «Padova non è

Giovedì 22 Marzo 2018
IL CASO
PADOVA L'accusa è precisa e circostanziata: «Padova non è affatto una città sicura e tranquilla». E quella frase costituisce il nerbo dell'esposto presentato in procura a Padova dal dirigente nazionale di Fratelli d'Italia, Raffaele Zanon, dopo le minacce subite dal direttore generale dell'Esu Padova, Stefano Ferrarese, per aver concesso alla casa editrice Ferrogallico una sala all'interno di una residenza Esu per la presentazione del fumetto Foiba Rossa. Norma Cossetto, storia di un'italiana sulla vita della studentessa infoibata dai partigiani titini. Evento per ora rinviato dopo le proteste e l'aggressione verbale a Ferrarese.
LA DENUNCIA
Nel suo esposto Fdi punta il dito contro il clima di violenza ed intimidazione generato dai soliti noti dei Centri Sociali per impedire diverse iniziative culturali dedicate ai martiri delle foibe con la complicità anche tra esponenti della lista Coalizione Civica, che fa capo al vicesindaco Arturo Lorenzoni, conclude Zanon. Chiamato in causa, Lorenzoni risponde a tono: «Dico no a qualsiasi forma di violenza, da qualunque parte essa venga. E dico ancora un no altrettanto secco alle strumentalizzazioni del passato, indipendentemente da dove arrivino. Inoltre, voglio esprimere il mio rispetto nei confronti di tutte le vittime di qualsiasi ideologia. Entrando nel merito, non so chi abbia organizzato l'iniziativa e quindi mi è difficile esprimere un giudizio».
Ma le polemiche sul clima pesante di Padova non si placano. Un clima che ha spinto l'assessore Donazzan a sostituire l'appuntamento con conferenza stampa in cui «dirò anche dove e quando faremo la presentazione». «Mi accusano di aver autorizzato un raduno nazifascista, mi hanno provocato chiedendomi di invitare anche Goring», erano state le parole di Ferrarese. «Quanto accaduto a Padova con le minacce di morte tradisce la stessa alta storia di libertà dell'Ateneo patavino», è il pensiero del presidente del Consiglio Regionale del Veneto, Roberto Ciambetti. Che si dice «molto preoccupato per un rigurgito antidemocratico che ricorda molto toni e modi degli anni di piombo - ha detto Ciambetti -. Purtroppo, coloro che si ergono a difensori dell'antifascismo, non sanno che tra i primi a credere quanto contasse la storia di Norma Cossetto fu Concetto Marchesi, figura della Resistenza, rettore del Bo, che nel 1949, propose il conferimento della Laurea ad honorem alla giovane studentessa istriana morta seviziata».
LA PROTESTA
Pensiero a cui si accoda anche l'ex onorevole di FdI Filippo Ascierto che ieri mattina davanti al Municipio di Padova ha manifestato con altri rappresentanti di FdI e uno striscione che sintetizza perfettamente il loro pensiero: «Comandano loro con la complicità di Comune e Università». «I centri sociali decidono chi deve parlare e il Comune subisce la situazione. Per non parlare dell'Università». E voci di disappunto si alzano anche da chi, quei giorni sul confine orientale, li ha vissuti o li ha sentiti raccontare dai parenti. «Non ci sono fascisti più fascisti di quelli dei centri sociali reagisce Italia Giacca, esule istriana e presidente onoraria del Comitato di Padova dell'Angdv, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia -. Sono loro che non accettano le diversità».
Linea su cui si schiera anche l'attuale presidente dell'Angdv, Andrea Todeschini Premuda. «La scarsa conoscenza delle vicende rende oggetto di diatriba politica eventi che per legge fanno parte della storia e della coscienza nazionale».
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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