I DATI
ROMA Gli italiani stanno prendendo coscienza che il nuovo Parlamento

Venerdì 20 Aprile 2018
I DATI
ROMA Gli italiani stanno prendendo coscienza che il nuovo Parlamento è composto da minoranze che non sono in grado, da sole, di esprimere un esecutivo.
Ogni blocco elettorale, per ora, salva l'operato del proprio partito, anche se non mancano gli scricchiolii.
La colpa dello stallo è, maggioritariamente, assegnata a Di Maio (35%) e Berlusconi (27%). Promossi, invece, i comportamenti di Salvini (solo il 12% gli attribuisce la responsabilità dello stallo) e del Pd (7%).
Dal profondo dei blocchi elettori, però, iniziano ad emergere pattuglie di contrariati: 18% tra i pentastellati e 14% tra i forzisti. Nonostante i giudizi e le responsabilità assegnate, per ora, non ci sono sostanziali mutamenti negli equilibri elettorali: Forza Italia è al 10,4% (+0,3% rispetto la scorsa settimana); la Lega è sempre sopra il 23% e i pentastellati sono al 33% (in leggero recupero rispetto la scorsa settimana, ma sempre sotto al 34,5% raggiunto agli inizi di aprile).
Il Pd, infine, ondeggia intorno al 19%, mentre Leu è sempre sotto il 3%, toccando quota 2,4%. Il quadro d'impasse fa ritornare in auge l'ipotesi del ritorno alle urne, con il 55% degli italiani che ritiene probabile questo epilogo (all'interno di questa quota, il 30% valuta come molto alta la probabilità di ritorno al voto).
L'ipotesi di una nuova campagna elettorale riapre il capitolo sulla legge elettorale. Considerato il quadro degli equilibri tripolari e i poco brillanti effetti del Rosatellum, la maggioranza degli elettori (69%) è schierata a favore di una nuova legge elettorale (solo il 9% pensa di poter tornare alle urne con le norme attuali). E qui il rebus diviene una montagna alta come l'Everest. Una nuova legge elettorale, magari in grado di dare al Paese un governo stabile, con una maggioranza solida, presuppone un ampio accordo tra i partiti. Considerate le difficoltà sul governo, l'ipotesi di un'intesa di tal fatta, in grado di assegnare una vittoria certa a qualcuno, appare una vera chimera.
UNA CHIMERA
Le divisioni, sia chiaro, sono nette anche nell'opinione pubblica. La maggioranza relativa degli italiani (49%) converge, però, su un tema: basta con le coalizioni. Ne sono maggiormente convinti, ovviamente, gli elettori dei partiti usciti vincitori il 4 marzo (77% M5s e 43% Lega), ma anche i supporter del Pd (50%).
Più freddi i berlusconiani (anche se il 34% è favorevole a un sistema elettorale che non preveda le coalizioni) e gli elettori indecisi (35%). Solo tra le fila azzurre l'idea della coalizione continua a essere maggioritaria (40%), mentre tra leghisti (30%) e sostenitori del Pd (26%) permangono quote minoritarie legate alla forma coalizionale. Se passiamo al modello elettorale, scopriamo che la maggioranza del Paese è schierata a favore di un sistema elettorale proporzionale a doppio turno, con il ballottaggio tra i primi due candidati premier. Insomma, il modello ideale è quello della legge per l'elezione dei sindaci. Allineati su quest'ipotesi sono il 41% dei supporter di Pd e M5s, ma anche il 39% dei salviniani.
Gli elettori berlusconiani, invece, prediligono il maggioritario, con premio di maggioranza per la coalizione che conquista più collegi. I Cinquestelle, per chiarezza, sono in realtà spaccati in due: una maggioranza, come detto, è per il modello a doppio turno (41%), mentre il 38% è favorevole al maggioritario, con premio di maggioranza al partito che vince le elezioni.
Comunque per ora gli elettori hanno un atteggiamento abbastanza magnanimo verso i partiti, ma non è detto che questo clima perduri a lungo.
Enzo Risso
Direttore SWG
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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