I 5Stelle: unificare Sviluppo e Lavoro Ma l'accorpamento parte in salita

Lunedì 21 Maggio 2018
IL CASO
ROMA L'annuncio è arrivato, improvviso, nel tardo pomeriggio di ieri. «Il ministero dello Sviluppo, con dentro il Lavoro, deve andare ai 5Stelle», ha detto il leader pentastellato Luigi Di Maio a Teramo a margine di un comizio.
A dispetto della stringatezza della frase si tratta di una roba gigantesca e non solo per questioni di potere. In passato - in particolare con la riforma Bassanini che semplificò gli esecutivi italiani alla fine degli anni Novanta - si decise di accorpare ministeri importanti come Tesoro e Bilancio e poi di farne uno unico con le Finanze facendo nascere un colosso come il dicastero dell'Economia. Molti altri ministeri sono morti e poi resuscitati come quello dell'Agricoltura. Alcuni sono stati accorpati come Opere Pubbliche e Trasporti. Di altri infine come Ambiente e Infrastrutture proprio Franco Bassanini, allora ministro della Funzione Pubblica, confermò la separazione. Ma mai in Italia, almeno memoria d'uomo, si era discusso dell'accorpamento di Sviluppo e Lavoro. Perché?
IL SENSO
Le domande di base sono: il leader dei 5Stelle farà il ministro di due dicasteri diversi e quindi in questo caso avrà alle sue dipendenze due capi di gabinetto e, di conseguenza, due strutture diverse? Oppure Di Maio vorrà unificare i due ministeri con un solo gruppo di comando?
Nel primo caso, sottolineano gli addetti ai lavori, si tratterebbe di un'operazione politica che graverebbe sulle spalle del singolo Di Maio che coordinerebbe due mega ministeri agevolato dal fatto che i due uffici si affacciano entrambi su via Veneto. Non sarebbe una novità, anche durante il governo Monti, Corrado Passera guidò i due ministeri delle Infrastrutture e dello Sviluppo.
Il discorso cambierebbe drasticamente se «Mise con dentro il Lavoro» dovesse tradursi in accorpamento delle due burocrazie. Si tratterebbe di un'operazione gigantesca. Intanto servirebbe un decreto ad hoc del Consiglio dei Ministri ma sarebbe difficile reggere l'enorme peso della gestione concreta delle mille missioni dei due ministeri. Lo Sviluppo gestisce comparti strategici come gli incentivi industriali (Industria 4.0, ad esempio), le Comunicazioni, il Commercio estero.
Il Lavoro si occupa di tutelare giuridicamente gli occupati, ma anche di cosucce come la povertà, gli ammortizzatori sociali, l'immigrazione, il Terzo settore. Le missioni dei due ministeri oggi si sovrappongono di fatto solo sulle crisi industriali. Insomma alla fine la domanda chiave sorge spontanea: ma Di Maio dove troverebbe il tempo per occuparsi per bene di tutte queste materie?
D.Pir.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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