Gara mortale tra auto: già scarcerati

Martedì 30 Maggio 2017
Gara mortale tra auto: già scarcerati
VENEZIA - Ci sono gravi indizi di colpevolezza soltanto per uno dei due giovani di nazionalità kosovara accusati dalla Procura di Venezia di avere una responsabilità nel grave incidente stradale che, nella notte di giovedì scorso, attorno alle 22.30, è costato la vita a Giuliano Babbo, l'operaio di 53 anni travolto frontalmente a bordo della sua vettura mentre stava tornando a casa dal lavoro.
Lo ha stabilito ieri mattina il giudice per le indagini preliminari Gilberto Stigliano Messuti, a conclusione dell'udienza di convalida dell'arresto eseguito dai carabinieri, applicando la misura cautelare degli arresti domiciliari a Kaitaz Kukiqi, 21 anni, in relazione al solo reato di omicidio stradale, aggravato dall'essersi dato alla fuga, e disponendo invece la remissione in libertà del cugino Edmon Balaj, 26 anni.
Nell'ordinanza (con cui non ha convalidato l'arresto per mancanza di flagranza) il gip scrive che dagli atti dell'inchiesta finora raccolti «non si evince in alcun modo che gli indagati stessero effettuando una gara di velocità, ma unicamente che le due vetture condotte dagli indagati viaggiavano a forte velocità e breve distanza una dall'altra...»
In relazione alla posizione di Balaj aggiunge che «non emergono, allo stato, elementi per ritenere che la sua condotta di guida abbia colposamente cooperato alla causazione del sinistro stradale in oggetto, ovvero che quest'ultimo sia comunque ricollegabile al suo comportamento di guida»: l'incidente, infatti, è avvenuto quando la vettura di Balaj era già transitata.
Secondo il giudice, insomma, l'unico responsabile è Kukiqi, il quale ha sorpassato una vettura ad alta velocità (dopo che la stessa manovra era stata effettuata dal cugino a bordo di un'Alfa) per poi perdere il controllo dell'Audi che stava guidando senza patente, e invadere la corsia opposta di marcia. I domiciliari a casa del fratello sono ritenuti una misura cautelare sufficiente ad evitare la reiterazione del reato: il legislatore, va ricordato, impone ai giudici di non disporre il carcere quando non strettamente necessario.
Quanto a Balaj, il giudice scrive che la sua condotta potrebbe concretizzare il reato di favoreggiamento personale, in quanto ha trasportato il cugino fino all'ospedale di Trieste, aiutandolo a sottrarsi alle indagini. È stato lo stesso Balaj, raggiunto dai carabinieri a casa, a Cessalto, attorno alle 2 di notte, ad indicare dove fosse Kukiqi, riferendo di essersi recato a Trieste in auto assieme a lui, a suo fratello, Hajdin Kukiqi e ad un amico, Skerdi Hyseni.
Il pm Carlotta Franceschetti aveva chiesto il carcere per entrambi gli indagati contestando loro anche l'omissione di soccorso (ritenuta assorbita dal giudice, per quanto riguarda Kukiqi, nell'aggravante della fuga) e ritenendo, al contrario, che la corsa ad alta velocità delle due vetture, testimoniata dall'automobilista sorpassato, configuri la violazione dell'articolo 9 ter del Codice della strada che punisce chi gareggia in velocità con veicoli a motore. Kukiqi e Balaj restano comunque indagati per tutti i reati ipotizzati dalla Procura e l'inchiesta prosegue alla ricerca di prove - altre testimonianze o videoriprese - che possano confermare (o smentire) che quella dei due giovani era una vera e propria gara di velocità».
«Sappiamo benissimo che la custodia cautelare non può durare all'infinito, ma prima della loro scarcerazione il giudice poteva almeno attendere il funerale», hanno dichiarato i genitori della vittima, Giorgio Babbo, 83 anni e Vittoria Capiotto, 78 anni, dichiarando di avere comunque piena fiducia nella magistratura «che saprà fare luce su questa vicenda e dare la giusta pena a chi ha causato la morte di nostro figlio».
«Il giudice ha applicato la legge», si è limitato a commentare il difensore dei due indagati, l'avvocatessa Alessandra Nava, la quale ha annunciato che sporgerà denuncia contro i soggetti che l'hanno offesa e diffamata negli accesi commenti in Rete sull'incidente di San Donà. «Sono mancanze di rispetto nei confronti della professione di avvocato, il quale giura di svolgere il proprio lavoro nel rispetto della legge».
In relazione alla posizione di Balaj, l'avvocatessa Nava aggiunge che il suo cliente nega di essersi trovato sul luogo dell'incidente e sostiene di essere sopraggiunto soltanto più tardi, dopo aver ricevuto una telefonata con richiesta di aiuto da parte del cugino.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci