Avvelenati dal tallio nella tisana

Mercoledì 6 Dicembre 2017
Avvelenati dal tallio nella tisana
IL CASO
VARMO (UD) Il tallio assassino che ha ucciso tre componenti della famiglia Del Zotto in pochi giorni e avvelenato altri quattro loro parenti, oltre alla badante, era nascosto in una innocua tisana. Il necessario per preparare l'infuso era contenuto in una terrina senza marca e senza indicazioni sulla provenienza. Di ieri la notizia del ritrovamento del veleno, in quantità superiore alla soglia minima di sicurezza, in una pozione di decotto campionata a casa di Alessio Palma e Maria Lina Pedon, coniugi ultraottantenni di Nova Milanese, entrambi ricoverati da metà novembre scorso per avvelenamento da tallio.
GLI ULTIMI CASI
Gli anziani sono gli ultimi due casi, in ordine di tempo, che si sono verificati all'interno della stessa famiglia, nella quale sono morte tre persone e cinque in totale sono finite in ospedale. La tisana killer è stata campionata dai tecnici dell'Agenzia tutela salute per la provincia di Monza e Brianza, nel corso dell'ultimo sopralluogo effettuato dai carabinieri di Nova. Gli esiti dei test, eseguiti a Torino nell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte Liguria e Valle d'Aosta, hanno evidenziato la positività al tallio di alcune erbe da infuso che non sono di fabbricazione commerciale; sono in corso adesso tutte le verifiche necessarie per risalire a chi potrebbe averle preparate. I Del Zotto non hanno saputo ancora dare indicazioni in questo senso. La famiglia, con abitudini alimentari molto sane, quasi vegetariane, potrebbe aver preparato in casa il decotto o averlo acquistato od ottenuto da persone di massima fiducia. Potrebbero aver raccolto le erbe loro stessi, come è d'uso comune in campagna o negli orti domestici, se non durante un'escursione, anche se non è chiaro dove né quando. Tutte ipotesi. Non è detto, poi, che la responsabile dell'avvelenamento dei Del Zotto sia legato unicamente a questo miscuglio di essenze. Per avere un quadro completo bisogna attendere gli esiti degli altri test sui campioni, che sono decine, eseguiti sia nelle case della famiglia a Nova sia a Santa Marizza in Friuli.
GLI ESAMI
Vista la complessità che presentano gli esami di laboratorio per la ricerca del tallio, è del tutto probabile che l'indagine, per cui è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti, si protrarrà ancora per parecchie settimane. Si infittisce così il giallo del tallio, la sostanza tossica che, ingerita o inalata, ha ucciso in poche settimane tre componenti della famiglia Del Zotto, padre, madre e figlia originari della piccola frazione di Santa Marizza, a Varmo, in Friuli, e residente da molti anni a Nova Milanese. Se gli esiti delle autopsie eseguite sulle tre salme non sono ancora stati resi noti dalla magistratura e dal medico, arriva adesso, a inizi dicembre, il primo riscontro sulla presenza di questo micidiale metallo pesante in uno dei tantissimi campioni prelevati nelle abitazioni di Nova e Santa Marizza della sfortunata famiglia. È il primo in assoluto dopo mesi di fitte indagini svolte da parte dei carabinieri della stazione di Rivignano, della Compagnia di Latisana, comandata dal maggiore Filippo Sautto, e dai carabinieri di Desio, che hanno operato in piena sinergia su questo misterioso e complicato caso.
Paola Treppo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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