«Autonomia anche a Sud Per noi misure mortali»

Domenica 30 Dicembre 2018
LA POLEMICA
VENEZIA Vista dal tacco dello Stivale, l'autonomia differenziata prevista dalla Costituzione e richiesta da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna assomiglia a un balocco. C'è chi lo agogna, come la Campania del governatore dem Vincenzo De Luca, pur rimarcando che il fondo di solidarietà per il Sud deve restare. E c'è chi lo contesta, come il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, convinto che faccia del bene solo a Nord e metta a rischio l'unità d'Italia. Il dato di fatto è che se in Veneto e dintorni sta crescendo l'insofferenza per i continui rinvii da parte del governo giallo-verde e per la giravolta del premier Giuseppe Conte che non vuole più concedere le 23 materie, al Sud si contrappongono due distinte linee: quella di chi vuole l'autonomia (la Campania di De Luca) e quella di chi la ripudia.
L'ATTACCO
«Il governo sta varando misure che sono teoricamente mortali per il sud - ha detto il governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca - La Campania vuole essere protagonista di questo programma di autonomia spinta e chiederemo di essere associati alla trattativa con il Veneto e la Lombardia già dalla prossima settimana». De Luca ha detto che «dovremo fare una battaglia perché questa è una questione davvero decisiva al di là di tutti i dettagli della vicenda politica quotidiana, questa è la battaglia su cui si gioca l'unità dell'Italia. Il Veneto e la Lombardia stanno chiedendo che per i prossimi cinque anni gli vengano trasferite competenze e risorse che già impegna lo Stato. Poi dopo cinque anni il residuo fiscale se lo tengono in Lombardia e Veneto. Stiamo parlando dell'attivo che queste regioni hanno in relazione alle entrate fiscali che sono maggiori di quanto ricevono dallo Stato». De Luca ha però ricordato che «la Costituzione stabilisce un principio di coesione nazionale e quindi che ci deve essere un meccanismo di solidarietà nei confronti delle regioni del Sud. È bene ricordare agli amici settentrionali che il 70% dei consumi dell'Italia meridionale vanno a vantaggio delle imprese del nord, quindi io sono pronto a qualunque sfida per efficienza e per adottare costi standard per le regioni, chiarendo però che il fondo di solidarietà per il sud deve restare, perché altrimenti abbiamo deciso di rompere l'unità nazionale».
LA CONTESTAZIONE
Sempre in Campania, c'è chi se la prende con il M5s. «Trovo grave ha detto il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris - che il processo di autonomia per le regioni del Nord sia fatto con l'avallo di un movimento politico che nel Mezzogiorno ha preso una valanga di voti. Anche in questo il M5s dimostra di essere lo sgabello politico del vero leader politico di questa maggioranza che è Matteo Salvini che porta a casa un altro risultato. Spiace molto anche perché le due figure di spicco del M5s, Roberto Fico e Luigi Di Maio, sono del Sud. Mi chiedo se siano consapevoli di quello che stanno facendo ma immagino di sì». De Magistris ha sottolineato che il processo di autonomia per le regioni del Nord «contribuisce a rendere ancora più forte la nostra visione di Napoli Città Autonoma che punta a un'autonomia basata sui neomunicipalismi che restituisca al Paese una nuova coesione che valorizzi le differenze per costruire un'Italia più giusta e con meno discriminazioni».
LA PROTESTA
Al Nord, però, c'è preoccupazione per i continui rinvii. «I grillini vogliono bloccare il nostro sogno. Salvini lo realizzi o lasci il governo», ha detto, in una intervista a Repubblica, l'ex ministro ed ex governatore leghista della Lombardia, Roberto Maroni. E al premier Conte che ha detto che la maggioranza si prende un altro mese e mezzo di riflessione e poi, dal 15 febbraio, negozierà con i presidenti delle Regioni, prima del necessario passaggio in Parlamento, Maroni ha precisato: «Non cè niente da negoziare, è già tutto scritto nell'accordo che il 28 febbraio scorso Lombardia, Veneto ed Emilia hanno firmato con il governo Gentiloni. Non è un pezzo di carta, ma un contratto vero e proprio. Va rispettato alla lettera. In Parlamento deve passare, certo, ma solo per la ratifica, come per gli accordi internazionali. Prendere o lasciare».
Duro il senatore veneto e presidente nazionale Udc Antonio De Poli: «I veneti hanno votato sull'autonomia e hanno detto sì su tutte e 23 le competenze. Una retromarcia sulle 3 materie di competenza statale per cui è possibile una delega o sulle 20 materie concorrente equivale a tradire la volontà del popolo veneto. Ricordiamo che stiamo parlando di un percorso che si inserisce perfettamente nel perimetro previsto dalla nostra Costituzione: quindi no alle fake news Nord contro Sud, no a chi nel M5S si inventa la balla dei ricchi secessionisti del Nord. Qui è in gioco la credibilità delle nostre istituzioni».
«Basta annunci e rinvii, servono fatti», ha denunciato il deputato bellunese di Forza Italia, Dario Bond. E la veronese Alessia Rotta, vicepresidente vicaria dei deputati del Pd: «L'autonomia regionale sta diventando come l'isola che non c'è. Prima l'avevano annunciata per ottobre, poi novembre, ora febbraio. C'è solo da capire chi sta prendendo per i fondelli i veneti: il governo Salvini o il suo amico Luca Zaia. Giorgetti - ha aggiunto riferendosi al sottosegretario leghista - minaccia la caduta del governo, ma dal Movimento 5 Stelle fanno sapere che se passa la riforma delle autonomie cade l'Italia. Insomma, un balletto insopportabile. Ma è Zaia a rendere tutto ancor più paradossale: i 9/10 del gettito fiscale sono spariti dal suo lessico».
Alda Vanzan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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