Artigiano ucciso con un proiettile in testa

Giovedì 27 Settembre 2018
Artigiano ucciso con un proiettile in testa
IL GIALLO
PORDENONE L'ultimo messaggio WhatsApp risale alle 19.30 di lunedì, poi il silenzio. Ventiquattr'ore dopo Alessandro Coltro, 48 anni, artigiano sacilese che viveva a Nave (Pordenone), è stato trovato morto tra la vegetazione del parcheggio di un piccolo centro commerciale sulla Pontebbana a Fontanafredda. Sulla parte destra del capo, tra la tempia e la nuca, un rivolo di sangue e un piccolo foro compatibile con un'arma da fuoco di piccolo calibro. Un calibro 22 che potrebbe essere stato sparato con una pistola o una carabina. Si è pensato a un suicidio, ma non c'erano armi tra i rovi e le foglie secche in cui il 48enne è stato trovato supino. Gli investigatori inizialmente erano molto prudenti, il corpo era rimasto esposto notte e giorno, qualcuno potrebbe aver rubato l'arma. Ma nella mattinata di ieri la Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio, decine di persone sono state sentite nella caserma della Compagnia di Sacile, setacciate le telecamere, visionato il traffico telefonico del cellulare di Coltro, ritrovato nell'auto, una Kia station wagon che non era stata chiusa a chiave.
LE IPOTESI
È stata esclusa l'ipotesi di una rapina finita male, l'uomo aveva con sè il portafoglio e il suo contenuto. Ieri i carabinieri del Nucleo investigativo di Pordenone e del Nucleo operativo di Sacile si sono coordinati con i colleghi del Ros di Udine e il pm Monica Carraturo. Da Roma arriveranno gli esperti specializzati nelle perquisizioni informatiche. È dal cellulare e dagli strumenti informatici di Coltro, molto attivo sui social, che si cercano spunti per un'indagine tutta in salita. L'uomo aveva una vita rispettabile, un lavoro come artigiano alla Water Service Srl di Chirano, società specializzata in impianti di gassificazione dell'acqua. Divorziato da una decina d'anni, non aveva screzi con la moglie e adorava la figlia tredicenne. Martedì avrebbe dovuto incontrarla. Non si è presentato ed è stato allora che la madre Liviana Mores, 71 anni, che non riusciva a mettersi in contatto con il figlio dalla sera precedente, ha capito che era successo qualcosa. «Non avrebbe mai rinunciato a vedere la figlia. Non è da lui», ha detto al comandante della stazione di Fontanafredda segnalando la scomparsa del figlio. Un paio d'ore dopo gliel'hanno ritrovato ammazzato. Si presume che Coltro abbia incontrato il suo assassino poco dopo le 19.30 nel parcheggio lungo la statale. Si sono dati appuntamento in un angolo buio, poi si sono appartati tra la vegetazione, forse per parlare senza essere visti o scambiarsi qualcosa. Nessuno, nemmeno di giorno, avrebbe potuto notare il corpo dal parcheggio o dalla strada.
I SEGRETI
Quali misteri nascondeva Coltro? A Sacile gli amici d'infanzia raccontano un uomo sereno al quale tutti volevano bene, nonostante la malattia gli avesse deformato il volto. Una persona tranquilla che aveva vissuto con dignità anche la triste pagina della separazione. Un padre amoroso che si vedeva spesso a passeggio con la figlia tredicenne a Nave di Fontanafredda, anche se Sacile, dove era nato il 9 aprile del 1970, era rimasta la sua città, dove trovava gli amici di sempre. Anche quelli con i quali aveva frequentato la scuola elementare Vittorino da Feltre. Una persona gioviale che amava organizzare feste e cene nella terrazza del suo appartamento, appassionato di calcio e tifoso dell'Inter, tanto da salire sul pullman dei tifosi per andare a Milano a vedere le partite. Un'altra grande passione era la caccia, ereditata dal padre Gianfranco, morto cinque mesi fa, che era stato per tanti anni direttore della Riserva di caccia di Sacile. Socio dell'azienda Water Service di Fossalta di Chiarano, in provincia di Treviso, era molto legato alla mamma Liviana Mores di 71 anni e alla sorella Laura. Ed è proprio la madre a ricordare le ultime ore del figlio, mentre continua a chiedersi chi possa avergli fatto del male. Mentre trattiene a stento le lacrime, racconta che «martedì mattina il telefono di Alessandro, a Nave, aveva squillato a lungo invano. E i miei timori in serata si sono trasformati in tragedia».
Cristina Antonutti
Susanna Salvador
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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