Nel regno del vino, un giovane agricoltore scommette sul luppolo grazie ai fondi europei

Nel regno del vino, un giovane agricoltore scommette sul luppolo grazie ai fondi europei
Contenuto a cura di Piemme SpA Brand Lab in collaborazione con REGIONE DEL VENETO - DIREZIONE ADG FEASR, BONIFICA E IRRIGAZIONE

«Il nostro obiettivo è quello di arrivare alla trasformazione finale della birra. Potremmo così ridurre molto i costi ed avere il prodotto interamente lavorato in azienda». Pensa già al futuro Luca Stival, titolare dell’Azienda agricola Palazzo Cavalieri, anche se il recente passato è ricco di cambiamenti. Siamo a Godega di Sant’Urbano, nella pedemontana trevigiana che si allunga verso il Friuli, dove il vino domina da sempre e a pochi passi dal regno del Prosecco.  La scelta di Luca, però, è in controtendenza. In un mare di vigneti, ha creato un’isola di luppolo.

«L’idea è nata insieme ad un mio professore della scuola enologica, appassionato di birra, - racconta Stival - così abbiamo provato la coltivazione del luppolo, una pianta poco conosciuta in Italia ma molto usata sia dai birrifici che da alcune industrie farmaceutiche, nella convinzione che potesse essere una buona alternativa alla vigna».

La scelta del giovane agricoltore trevigiano è sì originale, ma non estemporanea. Nell’arco di pochi anni la coltivazione del luppolo si sta diffondendo anche in Italia, e pur rimanendo una nicchia ristretta in campo agricolo, è un trend in ascesa. Il Veneto è la seconda regione per estensione di terreno coltivato e la prima per numerosità di operatori, spinta dalle tendenze di consumo che prediligono birre artigianali da luppolo Made in Italy, ricche di sentori del territorio. La scelta rimane in ogni caso coraggiosa, visto che - secondo ISTAT - nel 2022 gli ettari coltivati a luppolo erano solo 53 in tutta Italia per una produzione raccolta di 166 tonnellate.

Così accade che, in un territorio tradizionalmente vocato alla coltivazione dei vigneti come quello ai piedi delle Colline di Conegliano, ci sia anche chi decide di sperimentare nuove strade e dedicarsi a colture alternative.

«Vogliamo valorizzare il nostro territorio - sottolinea Stival - dare una territorialità alle nostre birre, vogliamo che abbiano dei profumi diversi dai prodotti esteri. Abbiamo preso informazioni dalla Germania, abbiamo studiato testi delle università americane, per raggiungere una competenza tecnico-agronomica che ci permettesse di coltivare il luppolo ad un livello paragonabile a quello estero».

Alle idee, alle competenze e allo spirito imprenditoriale, si è aggiunto il sostegno dei fondi europei del Programma di sviluppo rurale 2014-2022. I finanziamenti predisposti dalla Regione del Veneto, nel quadro della Politica agricola comune europea, hanno giocato un ruolo importante nell’avvio di questo nuovo progetto imprenditoriale. «Gli interventi di sviluppo rurale sono uno strumento che aiuta le aziende, soprattutto quelle che nascono da poco. Con dei finanziamenti di questo tipo si può partire quasi direttamente da zero».

Prima di arrivare a diventare anche produttore del prodotto finito, bisognerà aspettare ancora un po’. «Abbiamo bisogno di consolidarci a livello di produzione e di vendite, prima di impegnarci in altri investimenti. Perché a quel punto dovremo fare investimenti anche in termini di immobili. I primi risultati però iniziano già ad arrivare: dopo aver chiuso l’investimento fatto grazie al PSR Veneto, il nostro progetto si è sempre più consolidato. Innanzitutto gli impianti di luppolo sono entrati in piena produzione. In parallelo abbiamo aumentato anche la quantità di birra prodotta, che facciamo trasformare esternamente. Stiamo vedendo che l’attività inizia ad essere redditizia e che l’investimento sta funzionando».

Tra le variabili da tenere in conto per continuare ad investire, però, ci sono anche le problematiche legate all'emergenza climatica. «Il luppolo è una pianta che soffre la carenza idrica, ma nel nostro caso i terreni umidi ci hanno aiutato e non abbiamo avuto particolari problemi. Quindi per il nostro luppolo è stata una buona annata a livello di qualità. Purtroppo il 2023 è stato condizionato dalle grandinate che invece ci hanno penalizzato in termini di quantità».

Infine, è necessario trovare il proprio spazio nel mercato e fiutarne le evoluzioni. «Non è facile proporre una fornitura di luppolo - conclude Stival - perché i grandi birrifici prediligono acquistare insieme tutti gli ingredienti per fare la birra, compresi orzo, malto e lieviti. Noi ci rivolgiamo soprattutto a quelli piccoli e vicini a noi. Queste realtà sono le più attente all’aspetto territoriale e apprezzano il prodotto coltivato in loco. In Veneto e nel nord Italia il consumo di birre di qualità sta tenendo, mentre il problema è nel resto d’Italia, dove il consumo della birra sta diminuendo».

Il progetto di Luca Stival e dell’azienda Palazzo Cavalieri fa parte della campagna informativa “Storie di sviluppo rurale”, condotta dalla Regione del Veneto per far conoscere i risultati della politica di Sviluppo rurale regionale.