Violenta la figliastra, picchia la compagna
e la costringe a filmare i suoi tradimenti

Giovedì 10 Gennaio 2013 di Roberto Ortolan
Violenza sessuale sulla compagna
VENEZIA - Quando ho scoperto che stava molestando anche mia figlia sono scappata di casa, mettendo fine a un calvario che durava da 10 anni: la confessione della donna ha gelato il sangue nelle vene a quanti stavano assistendo al processo nel quale un imprenditore edile 51enne, originario di Treviso, ma da tempo trasferitosi prima a Favaro Veneto e poi in centro storico a Venezia, è chiamato a rispondere dell’ipotesi d’accusa di violenza sessuale. La donna, originaria della Romania e attualmente affidata da una struttura protetta nel Padovano, dove vive con la figlia, ha poi raccontato le sevizie subite.



«In 10 anni - ha esordito - ne ho viste di tutti i colori. L’allora compagno mi ha picchiata e costretta con la forza da avere rapporti sessuali. Giochi erotici spesso al limite della depravazione. Ricordo - ha aggiunto con la voce rotta da un singhiozzo - quando mi ha costretto a spogliarmi sulla Restera del Sile e poi mi ha picchiata e violentata. Identico trattamento l’ho subito ripetutamente nella campagna di Mestre e molte volte in casa. Ricordo che tante volte sono stata costretta a ad avere rapporti sessuali con lui e almeno un’altra donna. Cambiava spesso le baby sitter che diventavano le compagne dei nostri giochi erotici sessuali. In un’occasione mi ha costretta a filmarlo mentre faceva sesso con una delle baby sitter». Ha parlato per oltre due ore la donna. Poi è scappata via con il cuore rotto dall’angoscia, ma con la coscienza pulita per aver gridato ad alta voce la propria voglia di giustizia.



«Mi ha filmato per incastrarmi. Gelosa della mia relazione con una delle nostre baby sitter», ha cercato di giustificarsi il marito padre padrone. Ma a confermare la versione della donna è giunta subito la testimonianza di una poliziotta. «Si sente la voce dell’indagato - ha spiegato - che dà ordine alla compagna su come tenere la telecamera».



Prima di aggiornare il processo a inizio estate, quando saranno ascoltate le testimonianze delle baby sitter che, secondo gli avvocati difensori Andrea Zambon e Renato Alberini, dovrebbero sconfessare la ricostruzione dell’ex compagna, in aula è stata ricordata anche l’ipotesi d’accusa che ha portato alla sbarra l’impresario. L’uomo, come emerso nel corso dell’incidente probatorio, avrebbe insidiato la figliastra, all’epoca dei fatti 12enne, approfittando dell’assenza della madre, che si trovava in Romania per partecipare al matrimonio di una parente.



Secondo l’accusa l’impresario si sarebbe appartato con la ragazzina e l’avrebbe costretta a soddisfarlo e a fare sesso orale. «Se parli, racconti a tua madre o a qualcuno dei nostri rapporti sessuali - l’aveva poi minacciata - vedrò di farti di peggio. Ti sverginerò anche se hai solo 12 anni». Secondo gli avvocati Zambon e Alberini i racconti delle presunte vittime sarebbero però suggestivi e potrebbero non reggere nel corso del dibattimento.
Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 17:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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