Via Piave, comandano i clan etnici. Gli spacciatori bloccano due rapinatori. «Questa è zona nostra»

Domenica 17 Settembre 2023 di Giulia Zennaro
Il negozio della tentata rapina in via Piave

MESTRE - Spacciatori dal cuore d’oro e dall’inaspettato senso civico? No, solo un altro modo per controllare il territorio e ribadire che via Piave a Mestre - una delle zone in cui domanda e offerta di stupefacente trovano il giusto mix favorito dal basso prezzo della merce - è zona “loro”. Ecco allora che il singolare fatto accaduto nella serata di giovedì scorso riguarda piuttosto le dinamiche di potere che si intersecano tra le strade del rione e che vedono spesso spacciatori di diverse “fazioni” farsi la guerra per il controllo del territorio, anche sulle spalle degli altri abitanti, con buona pace di chi poteva pensare ad un atto di generosità.

Anche perché la guerra tra bande, a Mestre, un anno fa aveva insanguinato le strade con assalti all’arma bianca diventati una cosa all’ordine del giorno e debellati dalle forze di polizia con espulsioni dietro espulsioni.


LA TESTIMONIANZA
Il fatto, intanto. Come raccontato da Giampaolo Conte, amministratore del gruppo Facebook “E robe del quartiere Piave”, nella serata di giovedì c’è stato un tentativo di rapina ai danni di un negozio in via Piave gestito da bengalesi, uno di quelli che restano aperti praticamente tutto il giorno e tutta la notte somministrando bibite. «Intorno alle 19.30 - racconta Conte - sono entrati nel negozio due uomini, uno poteva essere tunisino o marocchino, ben vestito, uno degli spacciatori che stazionano nel quartiere, l’altro era chiaramente una persona che fa uso di stupefacenti. Subito i due hanno fatto capire che volevano fare un colpo ai danni del gestore, puntando alla cassa e cercando di asportarla - continua - ci sono stati diverbi accesi e grida e i due hanno avuto la meglio e sono usciti dal negozio con la cassa in mano». 
Appena i due rapinatori improvvisati sono usciti dal negozio c’è stato il vero colpo di scena: intercettati da altri spacciatori, appartenenti al gruppo dei nigeriani che hanno il monopolio dello spaccio nel quartiere Piave, sono stati obbligati a riconsegnare il bottino al legittimo proprietario. 
«Sono usciti dal negozio e subito si sono imbattuti in un gruppetto di nigeriani, quelli che si vedono stazionare tutto il giorno agli angoli delle strade. Sono loro a controllare lo spaccio nel quartiere e, rispetto agli altri che spesso sono molesti o violenti, non sono neanche fastidiosi. Quando hanno capito cosa era successo hanno preso la cassa dalle braccia del rapinatore e l’hanno consegnata al proprietario del locale». Forse per lo spavento preso, il locale bengalese è rimasto chiuso durante la giornata di venerdì. Il gesto compiuto dal gruppetto di spacciatori nigeriani, sottolinea Conte, non è certamente frutto di senso civico: «loro non vogliono che succedano queste cose nel “loro” territorio, perché così gli rovinano la piazza. Se hanno riportato la cassa al negoziante è stato solo per non avere ripercussioni negative sui loro traffici». 


LA GEOGRAFIA
Che i “padroni” dello spaccio nel quartiere Piave siano i nigeriani non è solo opinione degli abitanti ma è anche un dato emerso in anni di lotta alla criminalità di Mestre, che continua anche grazie ai controlli periodici disposti dal prefetto Michele Di Bari. Sono i nigeriani a muoversi in un quadrilatero ristretto ma a controllare proprio via Piave, cioè l’arteria principale del degrado mestrino. In ore di appostamenti in strada smerciano eroina - anche gialla - che costituisce il core business della loro attività, a cui affiancano anche cocaina e hashish. Ed è quest’ultima, che ormai ha soppiantato del tutto la marijuana, ad essere la principale fonte di guadagno dei tunisini, attivi soprattutto in via Cappuccina e Corso del Popolo. Poi ci sono gli albanesi, soprattutto giovani, che scendono in strada nella zona di viale San Marco: spacciano solo cocaina e si muovono come cani sciolti, senza rispettare territorialità.

Ultimo aggiornamento: 17:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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