Venezia è incurabile come
le sue fondamenta?

Mercoledì 28 Settembre 2016 di Verdiana Garau
Venezia è incurabile come le sue fondamenta?
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Venezia romantica. Venezia misteriosa. Venezia schifosa. Venezia vanitosa. Venezia nuda e bagnata. A volte dimenticata, vulnerabile e delicata. Venezia è qui dietro, ma pare essere stata messa nel ripostiglio. Perfetta nei dettagli del Canaletto, nebbiosa e indefinita sulle tele di William Turner. Oggi Venezia impreca e resta al suo posto, maledice, ma in silenzio. Non fa sentire lontano la sua sofferenza, sommersa e soffocata ciclicamente dalle maree, si consuma, lasciando solo il suo ricordo sulle cartoline. “Il pizzo verticale delle facciate veneziane è il più bel disegno che il tempo-alias-acqua abbia lasciato sulla terraferma, in qualsiasi parte del globo”, scriveva Iosif Brodslkji nel suo “Fondamenta degli Incurabili”.
Antica meta di scrittori e filosofi, di pittori e musicisti, oggi preda del più selvaggio del commercio turistico, Venezia attira navi da crociera, goffe e mostruose, che più volte al giorno, ogni estate, entrano in scena sul canale della Giudecca, pittoresche e tragiche come in un film di Fellini. Venezia si svuota ogni giorno e viene abbandonata dai suoi abitanti ormai stremati e vessati dai costi insostenibili, dalla mancanza di vero lavoro, laguna insopportabile dai più e sempre meno accogliente per chi le appartiene. Una città invisibile, eppure tanto civetta. Venezia soffre. Ma Venezia cosa ne pensa di sé stessa? Lo chiediamo a Sergio Pascolo, docente dello IUAV e architetto votato a progetti di social-housing in tutta Europa, da tempo impegnato sul fronte salvataggio della Laguna più famosa del mondo. A contatto ogni giorno con i più giovani gli abbiamo rivolto alcune domande.

Sergio, secondo lei, cosa significa e cosa potrebbe significare "ABITARE VENEZIA” per citare tra l’altro il titolo di un suo libro:

«Abitare Venezia oggi viene considerato nel mondo qualcosa di quasi impossibile.
La realtà che oggi abita la laguna riguarda circa 55.000 persone, alcuni in modo inconsapevole altri invece in maniera resistente e "militante"
.
«Sì, perchè Venezia oltre che essere una città-monumento è anche un modello urbano sostenibile non solo dal punto di vista ambientale per le basse emissioni e il basso consumo ma anche dal punto di vista economico e sociale. Venezia potrebbe promuovere uno stile di vita equo e solidale. Quindi un modello di grande importanza per tutto il mondo urbanizzato».

Cosa ne pensa invece del progetto Mose?

«Sinceramente, senza considerare altri costi aggiuntivi e che il completamento è previsto nel 2018, non c'è nessuna certezza che il sistema funzioni. Un progetto a dir poco irresponsabile a mio avviso. Con quel denaro la città avrebbe già potuto avere oggi tutto ciò che manca in termini di servizi».

 Due parole sul progetto metropolitana?

«Il progetto della metropolitana sublagunare assomiglia molto al Mose, ma a mio avviso peggiore. Il servizio di metropolitana regionale denominato SFMR potrebbe essere invece un’iniziativa vincente. Collegare 55 comuni in tutto il Veneto in modo più efficiente e veloce potrebbe portare solo a vantaggi a tutta la regione e ai suoi cittadini».

A che ora chiude Venezia? La riapriamo? E quando la riapriamo?

«In questo scenario statico, attivare un processo di ri-costruzione dell'identità e di attrazione di nuove filiere di conoscenza e di competenze per ri-costruire una città produttiva, farebbe ridecollare la microeconomia nelle sue manifatture artigianali, nello spettacolo, nelle arti e nelle idee. Venezia potrebbe essere il polo del non plus-ultra dell’innovazione. Ridimensionare il turismo usa e getta e incentivare quello di qualità. Quando la riapriamo? Dipende dall'azione e dalla comunicazione che si sarà in grado di mettere in atto».
Confidiamo nei giovani, dispieghiamo le vele, Venezia wants to think big.


 
Ultimo aggiornamento: 29 Settembre, 09:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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