«Pronto a fare il kamikaze per l'Isis», Nabil segnalato a Venezia: preso

Mercoledì 20 Dicembre 2017
«Pronto a fare il kamikaze per l'Isis», Nabil segnalato a Venezia: preso
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GENOVA - Il Chiamante aveva chiamato in Italia per incontrare Dio. Da martire. Era pronto per immolarsi e aspettava solo le istruzioni per agire Nabil Benhamir, marocchino di 29 anni, arrestato ieri dalla Digos, con l'accusa di appartenere all'organizzazione terroristica dello Stato Islamico. Benhamir istruiva gli altri «fratelli» su come costruire una bomba usando un vecchio telefonino come detonatore o come fare un attentato usando tir e auto rubate. Ma a inizio primavera, sostengono gli inquirenti, si stava organizzando per fare il salto di qualità. L'uomo era stato segnalato da diverse forze di polizia.

L'Fbi, l'Europol, l'Aisi lo davano in Italia. A Genova o a Venezia, in particolare. Ed era stato segnalato come «esponente di rilievo» dell'Is ritornato in Europa - dopo aver combattuto nei territori della jihad per il Califfato - «con l'obiettivo di addestrare altri membri dello Stato Islamico alla fabbricazione e all'utilizzo di esplosivi».
Benhamir viene fermato a Genova a inizio agosto. La sua compagna riesce a scappare da casa e lo denuncia alla polizia, dicendo di essere stata segregata e di essere picchiata spesso. Scattano le manette ma anche l'indagine dell'antiterrorismo, coordinate dal pm Federico Manotti e dalla Direzione nazionale Antimafia. E gli inquirenti riescono a risalire a tutte le attività dell'uomo.

Scoprono che ha viaggiato tanto prima di approdare nel nostro Paese: Spagna, Norvegia, Germania, Belgio e Olanda e anche Siria e Iraq. Scoprono che vive di piccoli espedienti e furti. Ma soprattutto, ricostruiscono l'attività spasmodica su internet, chat e social, che l'uomo cerca di nascondere cancellando messaggi e disinstallando di volta in volta le varie applicazioni. Benhamir non condivide soltanto scene di guerre o di decapitazioni. Fa parte di un gruppo ristretto di otto persone su Telegram il cui nome è proprio Lupi solitari e con cui condivide video su come costruire una bomba e un detonatore con vecchi modelli di cellulare, come quello che gli sequestrano il giorno dell'arresto. Elementi «inquietanti», come li definisce il gip, ancora di più se collegati ad una conversazione recuperata dagli inquirenti. «Nabil - emerge dalle carte - scrive alla sorella Farah': »Ha chiamato il chiamante... devo andare al lavoro... Parliamo un'altra volta. Inshallah, che Dio allunghi la mia età e il mio destino. Prega per me per la Shahada e che accetti il mio lavoro...». Secondo il giudice, la locuzione «ha chiamato il Chiamante» riprende la Sura coranica Al Imran versetto 139. In ambito radical-fondamentalista l'uso di questi termini è rivolto a quelle persone che «stanno per incontrare Dio» e viene pronunciato all'indirizzo di jihadisti e martiri. «Tali conversazioni - scrive il giudice - si saldano in maniera inquietante con il bando di arruolamento tra le file dello Stato Islamico rinvenuto nella memoria del telefono». Le indagini proseguono. Benhamir non era - a dispetto del nome della chat che usava - un Lupo solitario e occorrerà ricostruire la rete dei suoi contatti in tutta Europa oltre che in Italia.
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Ultimo aggiornamento: 09:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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