MESTRE - Il cellulare tra le mani, la galleria di foto del matrimonio che scorre senza tregua. Una ricerca infinita di sorrisi e sguardi della sua Antonela nel giorno più bello, quello del matrimonio, celebrato esattamente un mese fa, il 15 settembre. Marko Bakovic, 24enne croato, è uno dei volti della tragedia del bus di Mestre.
Signor Bakovic, come sta Marko?
«Ha dei gravi traumi costali che, però, sono in via di guarigione. Fisicamente sta sempre meglio».
La ferita più grave però è un’altra.
«Psicologicamente, emotivamente, Marko torna sempre indietro con la memoria. Guarda le foto e i video del matrimonio, le tiene sempre tra le mani. Ci vorrà moltissimo tempo. Siamo un famiglia numerosa, eravamo tutti qui insieme a lui e adesso rimarremo uniti per permettergli di affrontare il lutto. Quelle ferite, però, rimarranno per sempre».
Ora è il momento di tornare a casa.
«Colgo l’occasione per esprimere le mie condoglianze a tutte le famiglie che hanno perso i loro cari in questa tragedia. Voglio ringraziare il personale dell’ospedale di Mirano che ha fatto di tutto per far guarire Marko il prima possibile. Soprattutto voglio ringraziarli per la loro umanità ed empatia. Medici e infermieri ci sono stati vicini, hanno sofferto insieme a noi. Abbiamo capito che voi italiani, dal punto di vista emotivo, siete molto simili a noi».
Marko ricorda qualcosa dell’incidente?
«Ricorda tutto perfettamente. Tutto tranne un paio di secondi di buio, quelli dell’impatto dopo la caduta. Ma si è ripreso subito, tanto che lui è uscito da solo dal bus».
Da solo?
«Sì, è riuscito a saltare fuori dal mezzo e probabilmente è così che si è salvato la vita».
Cosa le ha raccontato di quei momenti?
«L’autobus a un certo punto è finito contro il guard rail e ha cominciato a grattare con la fiancata per 30, 40 metri. Lui in questi attimi si è alzato in piedi, con una mano si è aggrappato alla sbarra e con l’altra ha tenuto Antonela abbracciata. In quel momento l’autobus è caduto».
Da lì è cominciato l’inferno.
«Marko ha avuto un attimo di smarrimento, un momento di buio. Poi ha aperto gli occhi e ha visto tanti morti attorno a sé. Ha cercato “Nela”, l’ha chiamata, ma non è riuscito a trovarla. Hanno iniziato a salire le fiamme e il fumo, non è più riuscito a vedere nulla, non riusciva più a respirare. Ed è saltato fuori. A quel punto ha visto i soccorritori, quei due ragazzi intervenuti per primi hanno lanciato gli estintori dal cavalcavia e poi hanno iniziato a provare a spegnere le fiamme. Lui ha corso intorno al bus, urlando. Ha provato a entrare, ha provato a cercare di nuovo Antonela. Le ferite e l’emorragia al torace si son fatte sentire, si è sentito male e ha quasi perso i sensi».
Poi l’arrivo dei soccorsi.
«È rimasto sempre cosciente, ha cercato di resistere per non svenire. È stato portato in ospedale e da allora non ha più saputo nulla fino all’uscita dalla terapia intensiva».
È già stato fissato il funerale di Antonela? Riuscirà a partecipare Marko?
«Lo vedremo, ha detto più volte di volerci essere. Dovranno valutarlo i medici se sarà in grado fisicamente ed emotivamente di presenziare, al momento non è ancora in grado di reggersi in piedi. Cerchiamo di guadagnare qualche giorno, nel frattempo sentiremo anche la famiglia di Antonela. Loro hanno aspettato ovviamente il ritorno di Marko per organizzare l’ultimo addio».
Crede che un giorno Marko vorrà tornare in Italia?
«Quello che doveva essere un viaggio felice, l’inizio di una nuova vita, si è trasformato in una tragedia. Ma questa cosa orribile non cambierà il nostro amore per l’Italia e per il popolo italiano. Abbiamo deciso, anzi, Marko ha deciso, visto che è stato un suo desiderio preciso, che torneremo qui a Venezia ogni anno per ricordare l’anniversario».