L'amica: «Era vicino a me, ho sentito lo sparo e poi è solo nebbia»

Giovedì 13 Dicembre 2018 di Gabriele Pipia
L'amica: «Era vicino a me, ho sentito lo sparo e poi è solo nebbia»

Clara era lì, a passeggiare per i mercatini di Natale tra scherzi e risate. Ha sentito lo sparo e improvvisamente non ha più visto il suo amico Antonio Megalizzi. Il resto sono solo ombre. Gente che urla, gente che fugge, gente che si rifugia in ogni angolo. Clara Stevanato, veneziana, compirà 28 anni domenica. Si è laureata in Lettere a Ca' Foscari e poi ha studiato alla Sorbonne. Vive a Parigi e lavora come giornalista di Europhonica, un network radiofonico che trasmette le assemblee plenarie dell'Europarlamento. Il 7 gennaio 2015 era a Parigi durante l'attentato alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, quasi quattro anni dopo l'incubo del terrorismo le si è materializzato nuovamente davanti agli occhi.
 
Martedì sera era ai mercatini di Natale assieme ai colleghi Antonio e Caterina e ad un amico polacco. Era arrivata a Strasburgo lunedì e per lei essere nel cuore dell'Europa per partecipare all'Assemblea plenaria era un sogno inseguito a lungo. 
«Antonio era accanto a me, ho sentito gli spari e l'ho perso di vista. Poi il resto è solo nebbia. Sono sconvolta». Sono le poche parole che Clara ha raccontato alle persone più care, con la voce ancora tremante. «Antonio è rimasto a terra, mentre le ragazze sono riuscite a scappare rifugiandosi poi in un locale pubblico» ha spiegato poi il padre della fidanzata del ragazzo ferito. 
Un istante prima Clara stava passeggiando cercando anche qualche regalo di Natale da portare in Italia. Il terrorista era a pochi passi da loro. All'improvviso, ecco quel frastuono angosciante. Clara e Caterina hanno capito immediatamente di essere in pericolo. Hanno cominciato a urlare e hanno abbassato la testa. Proprio lì, alle sette di sera, sarebbe dovuta arrivare anche una comitiva di quaranta giovani leghisti provenienti da tutto il Veneto. Un ritardo alla frontiera ha fatto slittare il loro programma di quaranta minuti: il tempo di ricevere la notizia dell'attacco e correre a barricarsi in hotel. 
All'indomani mattina, dopo una notte passata con gli occhi sbarrati e il telefono in mano, la giovane sa che l'amico Antonio è ferito in gravissime condizioni, ma non ha nessun tipo di altra notizia. Fino a poche ore prima i due ragazzi si raccontavano le proprie ambizioni e le proprie speranze, ora lei si trova nel vortice di un'attesa che non finisce mai. Passa ogni minuto ad attendere un bollettino medico, sperando che da quell'ospedale arrivino buone notizie. «Sono talmente scioccata che i ricordi sono veramente confusi» spiega con un filo di voce, mentre il suo telefono continua a trillare. La Farnesina si è messa immediatamente in contatto con lei, dandole tutte le indicazioni necessarie: «Anche il consolato ci è stato fin da subito molto vicino» aggiunge, chiedendo ogni cinque minuti notizie sul proprio amico. Per superare lo choc iniziale è stato necessario il sostegno degli psicologi, poi nel pomeriggio ha incontrato assieme alla collega anche il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani. 
Lungo le strade si vedo polizia ovunque e la televisione manda in onda continuamente le immagini del centro di Strasburgo. Scene da lei drammaticamente già vissute a Parigi, visto che viveva a 500 metri dal luogo dell'attentato. Durante l'attacco a Charlie Hebdo stava studiando in una biblioteca, è rimasta sei ore barricata all'interno, prima di ritrovare una parvenza di normalità. Questa volta sarà più difficile. 
Anche la collega Caterina Moser ha raccontato di essere scioccata: «Ho i ricordi molto confusi.

So solo che eravamo in strada». Alle 6.46 di ieri mattina, con ancora la strage negli occhi, aveva però scritto un lungo post: «La mattina svegliarsi e preoccuparsi per le calze bucate. Per l'autobus che non passa. Per l'intervista che non si riesce a fare. Per il supporto del cellulare che non hai. Per il montaggio che deve essere fatto in tempi brevi. Per la tesi. Perché piove. O perché fa caldo. O per qualsiasi altra cosa. Ma non conta niente. Non vale niente. Oppure conta tutto, e vale tutto, sorprendendosi vivi».

Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 08:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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