Terza moschea in un paese di 7.600 abitanti: polemica a Stra. Sindaca sotto accusa

Domenica 21 Gennaio 2024 di Sara Zanferrari
La moschea di Stra

STRA - A Stra, da dicembre, è aperto il terzo centro culturale islamico del paese, praticamente a fianco del primo, quello storico inaugurato nel 2012, che, dopo un breve periodo di chiusura, ha rinnovato negli stessi giorni i locali, invitando “tutti a venire il venerdì per il Jumma”, col secondo in via Tergola, a poche centinaia di metri di distanza, che prosegue l’attività dal 2019. Si parla di tre centri contigui aperti in un chilometro quadrato in un paese di 7.600 abitanti. Senza contare che quest’ultimo locale misura 400 metri quadrati e potrà accogliere fino a 99 persone (ce ne starebbero comodamente di più, ma in tal in caso cambierebbe la destinazione d’uso). A circa un mese di distanza, l’amministrazione, che a giugno andrà ad elezioni, mette qualche puntino sulle “i”: «Si sentono già voci secondo cui l’amministrazione in carica avrebbe concesso l’apertura della terza moschea, quando chi lo sta facendo sa perfettamente che non è mai stato chiesto il permesso e che per aprire un centro culturale non serve nemmeno”. Il riferimento è chiaro e viene spiegato dalla sindaca Caterina Cacciavillani: l’operazione di apertura di questo terzo centro è stata seguita fin dai primordi, ovvero due anni fa, dallo stesso avvocato che ha seguito come professionista anche l’apertura del secondo centro 5 anni fa.

Si tratta di Riccardo Fattori, con studio a Stra, «che milita nel gruppo politico di centrodestra “Uniti per Stra”, - spiega – candidatosi il turno scorso; col suo capogruppo (Giuseppe Cavallin ndr) di uno dei due gruppi consiliari di minoranza, hanno più volte esplicitato in pubblico il loro dissenso contro gruppi di persone “diverse da loro”, non mancando di diffamare con argomenti quali “degrado, spaccio, prostituzione, per pura e cinica convenienza propagandistica. Compromettendo quel complesso progetto di rigenerazione urbana al quale questa amministrazione sta prodigando attività e risorse da 10 anni”. E affonda: “A me sembra totale inettitudine e mancanza di controllo di un capogruppo, invece, che pretende da un sindaco controlli per rendere la vita difficile a coloro che apriranno la moschea, mandando vigili a dare multe, ma non riesce a far capire al proprio sodale i problemi che arriverebbero dall’operazione. Entrambi denotano mancanza di trasparenza, sia verso la comunità islamica impegnata economicamente verso un immobile, sia verso i cittadini tradendo la loro fiducia». 

RIGENERAZIONE URBANA

Se da un lato c’è la preoccupazione dell’uso propagandistico e spregiudicato dell’operazione contro l’amministrazione in sede di campagna elettorale, dall’altro, c’è l’amarezza di risorse ed energie messe in campo in anni dalla maggioranza, come fa notare l’assessora all’istruzione e cultura, Rosa Nardelli: «Ci siamo impegnati fortemente sulla rigenerazione urbana, nel primo mandato con Villa Loredan, nel secondo col complesso di via Nazionale. Quest’operazione può mettere a rischio la rigenerazione anche del centrale quartiere di via Mazzini. C’è stato poi un grande investimento e lavoro per l’integrazione, collaborando con scuola e associazioni: questo intervento subdolo rischia di annullare tutto». «Abbiamo interesse reciproco che tutti i residenti convivano in armonia. – chiosa Cacciavillani - E avevamo usato questi argomenti per dissuadere il gruppo due anni fa nel trovare sede in questo locale. Sembrava essere stato compreso. Evidente che qualcuno ha lavorato in direzione contraria. La cittadinanza deve sapere come nascono queste situazioni. Inoltre, i nuovi proprietari hanno investito le loro risorse in un locale che non può rispondere appieno alle loro aspettative”. Si tratta infatti di edifici molto vecchi, che necessitano di ristrutturazioni, per i quali la polizia locale stessa ha chiesto una serie di documenti e permessi dopo un sopralluogo effettuato a fine anno. 
 

Ultimo aggiornamento: 08:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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