Pedemontana, 27 lunghi anni tra carte, ricorsi, progetti e polemiche

Mercoledì 8 Marzo 2017 di Angela Pederiva
Il tracciato della Spv
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VENEZIA - Sulla carta 94,5 chilometri, fra le carte già 27 anni. Più che di asfalto, per il momento quella della Pedemontana è una storia di sospiri. Dalle iniziali idee risalenti ancora agli anni ‘70, al taglio del nastro ipotizzato adesso per il 2020, il progetto dell’asse viario destinato a diventare la nuova dorsale Est-Ovest del Veneto è il racconto di una via crucis dell’infrastrutturazione contemporanea: burocrazia, proteste, contenziosi, polemiche.
La prima stazione è fissata nel 1990, quando l’«itinerario pedemontano veneto» viene inserito dal Consiglio nel Piano regionale dei Trasporti. Ma bisogna attendere il 1997 perché la previsione sia oggetto di un accordo-quadro fra il governo nazionale e la giunta regionale.

Il proposito è di attivare un project financing, ma il sospetto è che i finanziamenti privati non bastino. Per questo nel 1999 il parlamento approva uno stanziamento statale per un limite di impegno di 40 miliardi di lire per 15 anni. Con due prescrizioni: «Il massimo riuso dei sedimi stradali esistenti e dei corridoi già previsti» e «il massimo servizio, anche attraverso l’apertura di tratti alla libera percorrenza del traffico locale». Così nel 2001, quando l’opera viene inserita fra quelle ritenute strategiche per l’Italia, l’ipotesi di autostrada viene convertita nel programma di una superstrada a pagamento. Poi la proposta di finanza di progetto matura nel 2003.



 
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